Registro di classe - Sandro Onofri - copertina
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Letteratura: Italia
Registro di classe
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Descrizione


Sandro Onofri muore nel 1999, a 44 anni. Nel suo computer la moglie ritrova un diario, incompiuto: è l’ultimo racconto della scuola pubblica del Novecento, e ha il sapore di un involontario testamento.

«Sono passati vent’anni dalla sua prima pubblicazione, eppure Registro di classe di Sandro Onofri sembra scritto ieri, anzi oggi, in questi giorni confusi in cui la scuola italiana pare aver perso ogni spinta inclusiva e ideale» - Maria Novella De Luca, Robinson

Lo stile è asciutto, antiretorico. Onofri non rimpiange niente, solleva domande: si chiede cosa voglia dire essere intelligenti e quanta incoscienza serva per insegnare. È un uomo pieno di dubbi e di passione, ma ama il lavoro che ha scelto: «Esiste un mestiere più bello del mio?» Gli interessa soltanto interpretarlo in maniera onesta, autentica, non «brillante». Non si fa illusioni: sa che «gli studi umanistici non umanizzano», e che dove insegna i libri non esistono: su settanta alunni, soltanto uno ha letto Pinocchio. Ma più di tutto detesta il vittimismo dei colleghi, l’omologazione dei loro alibi, l’incuria. La sua è la voce isolata di chi ha scelto di stare dalla parte degli studenti. Si sente affratellato soprattutto a quelli che lo respingono: ne riconosce il malessere, che è stato anche il suo. L’inerzia, la tristezza, il segreto. Vorrebbe salvaguardarne l’innocenza, e l’estro, che «non si dovrebbe mai scassinare», arginare i condizionamenti delle famiglie, trovare una lingua comune, tra incanto e noia. Perché per essere uguali bisogna possedere le parole, anche quelle scritte: è questo che tenta di dire ai suoi ragazzi, pur nel timore di trasmettergli la sua stessa «incapacità di adattamento alla realtà, una diserzione del tempo, una sconfitta». Registro di classe è la sua ultima lezione, la più umana.

Dettagli

17 gennaio 2019
108 p., Brossura
9788833890241

Conosci l'autore

Foto di Sandro Onofri

Sandro Onofri

(Roma 1955-99) narratore italiano. Dopo Luce del Nord (1991), romanzo minimalista con personaggi quasi afasici, il cui disagio viene raccontato non introspettivamente ma attraverso un accumulo di dettagli e gesti superficiali, ha pubblicato Vite di riserva (1993), un reportage sugli indiani d’America, Colpa di nessuno (1995), un giallo duro e livido di ispirazione chandleriana, e Le magnifiche sorti (1997), racconti e reportage da realtà nazionali in via di estinzione. Fu collaboratore de «L’Unità» e del suo supplemento «Diario della settimana».

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