Il regno di rame

Anche in questo volume abbiamo più POV. Gli avvenimenti si svolgono 5 anni dopo la fin di La Città di Ottone. Le macchinazione di Ghassan (personaggio che detesto fino al midollo) sono sempre più infide e oscure. Il world building è sempre molto ricco e dettagliato e in questo secondo volume vengono introdotti anche nuovi personaggi, oltre a dar maggiore spazio a personaggi già presenti nel primo libro. Manizheh mi sembra che sia interessata solo al potere e non la racconta giusta a mio avviso. Nonostante il finale del libro, non so proprio come potrebbero evolversi i fatti (a me piacciono tantissimo Dara e Nahri insieme...)

I personaggi subiscono un'evoluzione incredibile: il prologo si apre poco dopo la fine di The City of Brass, ma con il primo capitolo c'è un salto temporale di cinque anni, e il passare del tempo si nota subito. Nahri ormai ha abbracciato in pieno il suo ruolo e fa tutto ciò che è in suo potere per tenere la sua gente al sicuro, nonostante la minaccia di Ghassan. Ali rimane, per me, insopportabile. Ciò che ha vissuto nel lago gli ha lasciato strani poteri ed è costretto a nasconderli e controllarli e si è ricostruito una vita in un villaggio sperduto in Am Gezira, ma quando è costretto a tornare a Daevabad scopre che i suoi ideali sono ancora lì, e farebbe di tutto per vederli realizzati, anche la cosa sbagliata, rovinando tutto. Sempre. In questo libro si riesce a conoscere meglio anche i personaggi secondari: ho apprezzato moltissimo Muntadhir, e non me lo aspettavo! Molto lontano dall'essere l'emiro perfetto e dedito alle frivolezze della corte, anche lui è gravato da responsabilità che non può condividere con nessuno, e nasconde un lato sensibile che vorrei riuscire a vedere di più nel prossimo libro. Anche Zaynab ha un po' più spazio, e anche lei si rivela pronta a fare ciò che è necessario per se stessa e per chi ama. Il world building è ancora più ricco del primo libro: scopriamo nuove parti della città, nuove, oscure, storie, e questa volta ci spingiamo anche fuori Daevabad. Apprezzatissimo! Lo stile rimane quello evocativo di cui mi ero già innamorata, capace di trasportarmi in questo mondo di magia e intrighi fittissimi senza farmi mai annoiare, nemmeno per un minuto, nonostante l'azione sia concentrata più verso la fine, mentre la prima parte si focalizza molto di più sulle dinamiche di corte, sulle rivalità tra tribù, su complotti e preparativi.

Devo ammettere che ho deciso di leggerlo solo perchè non mi piace lasciare le trilogie/saghe a metà. Il primo non mi aveva convinto l'avevo trovato molto lento e difficile da ingranare, mentre con il secondo ci alziamo un pò di livello, Il ritmo un pò più veloce e coinvolgente gli fanno acquisire un punto in più. Non rientra tra i miglior libri/trilogie lette, ma vedremo come continua con l'ultimo capitolo della storia.