Asmaa è palestinese, cresce in una famiglia che le permette di studiare, che le permette di crearsi una propria opinione. È lei che decide come vivere, come vestirsi, a cosa credere. Vive nella striscia di Gaza, e come profuga palestinese negli Emirati. Vuole diventare una giornalista e ci riesce, la sua missione è quella di testimoniare ciò che avviene nel suo mondo. “La ribelle di Gaza” è un libro che racconta la povertà, la miseria di un popolo, l’oppressione delle donne. Asmaa sfida Il potere, in infiniti modi: con la sua penna, il suo abbigliamento, le corse in bicicletta. Racconta storie emozionanti e tragiche. Ho apprezzato il libro, la sua semplicità e l’analisi emotiva del conflitto israelo palestinese. Asmaa ci racconta le sue emozioni: la paura, l’amore, l’affetto. Attraverso il racconto della sua vita e delle sue esperienze spiega come si cresce nella Striscia di Gaza, ci descrive: le paure di una bambina, il coraggio di una giovane donna, i timori e i dubbi di una mamma. Per Asmaa è importante la sua libertà di persona e donna musulmana. A pag 17 afferma:” E tu come sai che non sto servendo l'islam a modo mio?” A pag 62 sul tema della religione afferma:”Quando andavo a pregare mi dicevano:” non lo stai facendo bene, la posizione delle mani non è quella giusta, la mano destra deve essere sopra la sinistra, i go.iti non devono toccare il pavimento…” Non capivano un accidente di come il mio fiore fosse arrivato a pregare, che per me era la cosa fondamentale.
