Il rischio penale nella gestione della crisi d'impresa
Il volume indaga i delicati rapporti tra le tradizionali fattispecie penali previste dal R.d. n. 267 del 1942 e le nuove soluzioni alternative al fallimento introdotte con le recenti riforme della "parte civilistica" della legge fallimentare, in particolare il nuovo concordato preventivo (art. 160 ss. l.f.), l'accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.f.) e il piano di risanamento attestato (art. 67,3° comma, lett. d) l.f.). Dopo un'analisi del percorso evolutivo che ha avuto la legge fallimentare dal 1942 ad oggi (fino al più recente d.l. 27 giugno 2015, n. 83, che ha introdotto all'art. 182-septies l.f., gli "Accordi di ristrutturazione con intermediari finanziari e convenzione di moratoria"), il volume si muove essenzialmente in due direzioni. Da un lato viene affrontato il problema - con particolare rilerimento alla capacità di "Esenzione" dell'art. 217-bis l.f. che gli atti posti in essere in ossequio (o meno) alle nuove strumentazioni civilistiche a disposizione dell'imprenditore in difficoltà possano cadere sotto la scure delle tradizionali fattispecie di bancarotta, rimaste inopinatamente inalterate, nel malaugurato caso in cui il piano di salvataggio dell'impresa non dia i frutti sperati. Una seconda direttiva d'indagine riguarda la responsabilità penale del c.d. "professionista attestatore" di cui all'art 236-bis l.f.
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Anno edizione:2016
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In commercio dal:1 settembre 2016
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