Rosanero

Narrato quasi nella sua interezza dal punto di vista e dalle emozioni di una bambina. Si ritrova 'posseduta' dallo spirito di un boss che quasi non comprende per il suo dialetto e insieme scopriranno molte cose; chi un passato da cui impara sbagli chi la crudeltà dei balordi che non lasciano in pace la sua famiglia. La penna di una donna che mostra la brutalità del patriarcato, della malavita e l'indifferenza degli uomini che non diventano buoni ma qualcuno riesce a pentirsene grazie ad uno sguardo infantile. La complicità tra nonni e nipoti, l'amore di un padre che potrebbe vacillare, un ricordo che unisce tre anime. Divertente, riflessivo e con colpi di scena ma la cosa che ho preferito è la gentilezza del finale, sono contenta per come non sia andato oltre e si sia fermato nel momento giusto.

Al risveglio dopo una caduta dall'altalena una bambina ha uno strano comportamento perché in lei si è introdotto un aspirante capomafia assassinato nello stesso momento in cui è caduta la bambina. Inizia così una convivenza che porta il mafioso a riflettere su se stesso e a scoprire come vivono le persone condizionate dalla mafia e dalle sue regole. Con un linguaggio gradevole e una scrittura scorrevole che mescola il dialetto siciliano all'italiano, l'autrice mette in risalto il coraggio, la rassegnazione e la difficoltà di chi è costretto a vivere con l'incubo del pizzo e l'innocenza di una bambina contrapposta a un mondo violento, omertoso e criminale. Un bel racconto.