Scenari della guerra al terrore. Visualità bellica, testimonianza, autoritrattistica
Celle e corridoi del carcere iracheno di Abu Ghraib, dove un gruppo di soldati statunitensi mette in scena un vero e proprio show dell'abiezione; i set in cui Osama Bin Laden e gli shahid di Al Qaida eseguono le rispettive performance a favore di videocamera, con il fine di sostituire ai loro corpi le loro immagini mediali; e ancora, le location dove il reporter britannico John Cantlie, ostaggio dello Stato Islamico, si ritrova ad ambientare i suoi video-messaggi, chiedendoci di prestargli ascolto, sono gli sfondi di alcuni “scenari” allestiti sul palcoscenico della Guerra al Terrore, battezzata con gli attentati del 2001 e tuttora in pieno corso. Scenari che hanno contribuito a definire un peculiare e inedito immaginario bellico, predisposto sotto l'egida di un rinnovato sistema delle comunicazioni e alimentato da frenetici fenomeni di produzione e circolazione di materiali iconici: una cornice in cui due ricorsivi gesti di relazione con i media, solo apparentemente opposti – ovvero, quello testimoniale e quello autoritrattistico – spesso si sovrappongono fino a coincidere, facendo così del dire del mondo l'occasione per dire di sé. E viceversa.
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Anno edizione:2016
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