Ho letto parecchi romanzi della Rice, apprezzandone tantissimo alcuni, molto meno altri. Lo Schiavo del Tempo si pone a metà. La prima parte del libro, infatti, incuriorisce molto e riesce a dare l'idea dell'incorporeità del protagonista, oltre che della sua tragedia personale. Azriel, in fondo, è una metafora dell'umanità, he vaga nel tempo, cercando di ricordare la propria storia, di capire come vivere e secondo quali principi, compiendo sia il male che il bene, nella speranza di poter salire sulla Scala Celeste. Peccato che gli ultimi capitoli si concentrino su una trama quasi thriller che poco ha a che vedere con l'atmosfera precedente. Inoltre si nota una certa fretta che rovina il ritmo e lascia poco soddisfatti, per poi riprendersi in extremis nell'epilogo. Sicuramente particolare la scelta di un protagonista di origine Babilonese. Nel complesso, una lettura godibile.
