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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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«Per riuscire ad amare è necessario riconoscersi simili? È possibile provare desiderio per qualcuno che si disprezza? Gli spazi angusti favoriscono l’attrazione o la demoliscono? Nel suo romanzo, Rosa Liksom indaga il legame ambiguo fra attrazione e logoramento degli spazi personali.» - Sofia Torre per La Tascalbile
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Ripubblicato recentemente con una nuova veste grafica dalla casa editrice iperborea, “Scompartimento n.6” ci accompagna nella gelida Russia degli anni ‘80 raccontandoci un viaggio in transiberiana di un uomo, di origine russa, e di una giovane donna, di origine finlandese. Attraverso splendide descrizioni naturalistiche della steppa e delle contraddizioni dell’ex URSS, Rosa Liksom ci trasporta nell’esistenza dei due passeggeri: lui è un uomo loquace, prepotente, violento e alcolizzato, lei invece è taciturna, timida e tormentata, due vite completamente differenti che però si ritrovano a condividere lo stesso scompartimento per giorni. Attraverso uno stile scorrevole e descrittivo, Rosa Liksom ci accompagna in una narrazione lenta eppure capace di conquistare il lettorə e di trasportarlo nel gelo sovietico e in un mondo ormai inesistente.
Raro caso in cui il film è meglio del libro, ho visto il film al Festival di Cannes e, di nuovo, in sala una volta uscito in Italia. E' meraviglioso e, a parte il titolo, ha poco a che spartire con il libro che si compone esclusivamente di descrizioni (piacevoli) di paesaggi innevati e monologhi razzisti, antisemiti, misogini e omofobi del protagonista maschile. Non mi è chiaro il senso o lo scopo (forse un tentativo mal riuscito di omaggiare Sonata a Kreutzer?), di letterario c'è poco e niente.
Ragazza europea taciturna incontra russo selvatico e tuttofobo e il romanzo che ne nasce è una sequela di stereotipi triti e tristi. Questo romanzo è la dimostrazione del fatto che spesso chi si definisce antisistemico, nel suo essere sempre "contro", finisce per essere più banale e rigido di chi invece nel sistema ci sta saldo e incastrato. Illegibile. Davvero. E il paragone con Cechov è sinceramente imperdonabile.
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