Scritti politico-giuridici - Vincenzo Cuoco - copertina
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Letteratura: Italia
Scritti politico-giuridici
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Descrizione


Gli scritti autografi di Vincenzo Cuoco custoditi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli "Vittorio Emanuele III" costituiscono una risorsa notevole per l'indagine della complessa personalità dell'autore molisano. Si tratta di un'ingente mole di documenti, in gran parte ancora inediti, che affrontano temi svariati in forma disorganica e frammentaria. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di offrire piena autonomia critica a quella parte di manoscritti cuochiani che svolgono argomentazioni di carattere politico e giuridico e che rivelano l'attenzione del molisano per i particolari contesti storici e culturali da lui vissuti; le carte fanno riferimento ai molteplici impegni di Cuoco nel periodo della permanenza a Milano e, successivamente, all'attività che lo vide occupato a Napoli al servizio del governo napoleonico, nella fase della presenza francese. L'analisi di queste scritture consente di ricostruire i nessi che legano Cuoco a grandi autori del passato come Aristotele e a pensatori italiani e meridionali come Machiavelli e Vico; inoltre i documenti presentati restituiscono l'interesse del molisano per questioni di rilevante impegno civile, quali la famiglia, il divorzio, l'educazione dell'uomo e del cittadino, e per i processi di rinnovamento dell'ordinamento giuridico avviati dall'introduzione in Italia dei codici francesi e particolarmente del Còde Napoléon.

Dettagli

4 marzo 2010
XXXV-324 p., Brossura
9788842091868

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Foto di Vincenzo Cuoco

Vincenzo Cuoco

(Civitacampomarano, Campobasso, 1770 - Napoli 1823) storico e letterato italiano. Esule a Milano dopo la caduta della Repubblica partenopea del 1799, vi fondò il «Giornale italiano», assumendo una posizione di rilievo nella vita politico-culturale lombarda. Tornato a Napoli nel 1806, ebbe cariche importanti durante il regno di G. Murat. Scrisse un importante Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 (1801), nel quale criticò l’astrattezza e gli schematismi dei giacobini e sostenne che la loro era una «rivoluzione passiva», portata a Napoli da un esercito conquistatore e fondata su ordinamenti del tutto estranei alla mentalità delle masse meridionali. Nel Platone in Italia (1804-06), romanzo archeologico-politico in forma epistolare, esaltò le origini autoctone della cultura italiana...

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