La sentenza di Isacco. Come dire la verità senza essere realisti
Isacco Israeli il Vecchio, ripreso da Tommaso d'Aquino, scriveva che la verità è 'ad aequatio intellectus et rei , cioè, essenzialmente, corrispondenza alla realtà. L'idea di base, che sembra di puro buon senso e risale almeno ad Aristotele, ha rappresentato, nella storia della filosofia seguente, il paradigma per eccellenza della teoria realista della verità. Parecchi secoli dopo, un giovane logico di Varsavia, Alfred Tarski, pubblica un denso saggio sul concetto di verità del linguaggio delle scienze deduttive che, secondo alcuni filosofi (tra cui, ad esempio, Karl Popper), riabiliterebbe l'idea della verità "assoluta" intesa come corrispondenza ai fatti: un'idea che sembra accolta oggi fiduciosamente da chiunque la comprenda. Questo libro si chiede se la definizione per certi versi analitica della verità come adeguatezza alle "cose come stanno", una definizione sulla quale chiunque potrà essere d'accordo, debba necessariamente condurre alla tesi metafisica dell'adaequatio e se per "dire la verità" dobbiamo obbligatoriamente essere realisti.
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Anno edizione:2012
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