I servizi di interesse generale tra poteri di autorganizzazione e concessione di servizi
Oggetto della presente ricerca è l’analisi critica dei rapporti tra l’istituto comunitario della concessione di servizi (tema che coinvolge direttamente o indirettamente anche l’istituto della concessione di lavori), e la problematica dei pubblici servizi. Come noto, la nozione di servizio pubblico dello Stato di diritto e poi dello Stato sociale, era già entrata in crisi nel mutamento delle grandi privatizzazioni europee a partire da quelle attuate in Gran Bretagna ed iniziate in Italia contestualmente alla fine della c.d. prima Repubblica. Ma la Comunità Economica Europea, e poi la Comunità e oggi Unione Europea, avevano preso posizione sul piano giuridico già con il Trattato di Roma e successivamente con l’Atto Unico Europeo, soprattutto per quanto riguarda la fondamentale nozione di servizio o missione di interesse economico generale. Come messo in luce dalla dottrina, il modello “politico economico” di riferimento per la Comunità potrebbe identificarsi nel c.d. Stato sociale di mercato, già adottato dalla Costituzione tedesca del secondo dopoguerra. Tuttavia, per molto tempo, rimase in ombra il concetto comunitario di “concessione” in quanto oggetto di protezione anche a livello costituzionale da parte dei singoli Stati membri. Di conseguenza solo nel 1990 con la nota proposta di direttiva sugli appalti di servizi, l’espressione “concessione di servizi” cominciò a farsi strada nel linguaggio giuridico europeo, ma la particolare prudenza delle istituzioni europee non consentì di farla diventare una nozione normativa, al contrario della nozione di appalti di servizi che diventò ben presto anche in Italia un istituto largamente studiato ed applicato nella pratica.
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Anno edizione:2018
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In commercio dal:28 marzo 2018
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