Un libro veritiero sull'accoglienza di una terra di favole e miti, fatta di pizzicotti e grandi mangiate raccontate con ironia. Lo consiglio a che visita la Sicilia, necessario a che visita Marsala.
Sicilia, o cara. Un viaggio sentimentale
"Ogni volta che torno in Sicilia da qualche parte dentro di me continuo ad arrivare in Sicilia per la prima volta, bambino, negli anni settanta". Questo è il racconto del viaggio del Culicchia bambino, un viaggio che prepara mesi prima, dopo aver "ascoltato" la Sicilia attraverso le favole - "la favola del nonno, la favola della nonna, la favola dei cavalli da corsa, la favola della maestra severa, la favola delle sfilate in uniforme da Ballila. E poi c'era la mia favola preferita, e cioè la favola dei due soldati dell'Afrikakorps" - e averla "vista" dalle sbiadite foto in bianco e nero. Ed ecco allora l'arrivo alla stazione di Torino, il treno che taglia di netto l'Italia, la nebbia che dirada, i paesaggi al di là del finestrino, le prime avvisaglie di odori e colori. Quando il piccolo Giuseppe arriva in Sicilia, le fiabe prendono vita, i racconti diventano volti, città, parole. Palermo, Trapani e finalmente Marsala, dove i parenti lo accolgono con una frase che diventa formula di rito - "Ma tu Peppe sei! Peppe come tuo nonno Giuseppe Culicchia! Pippinu! Pippinu Piruzzu!". L'orizzonte si allarga sul mare e Torino sembra appartenere a un'altra vita. Giuseppe Culicchia mette in gioco la propria memoria e si affida allo sguardo di un bambino - innocente, curioso, pieno di meraviglia - per raccontare un viaggio che non ha ancora terminato.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2013
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Fabio Fonseca 14 maggio 2018
La caratteristica che ho notato di questo libro è l'immedesimazione nell'autore. Mi sono sentito immedesimato nell'autore grazie alla sua estrema precisione nelle descrizioni dei luoghi, degli odori, dei sapori, come se li avessi provati io in prima persona. Anche noi lettori rimaniamo coinvolti in questo "viaggio sentimentale" tra Torino e Marsala, proprio come penso volesse l'autore. Da un punto di vista stilistico l'ho trovato grosso modo scorrevole e di linguaggio abbastanza semplice. La trama, secondo me è soggettiva, può piacere o meno.
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Un viaggio alle proprie origini. Un viaggio che narra la storia di tanti italiani che condividono la stessa duplice identità dell’autore, figli di un boom industriale che ha mosso in direzione univoca le genti del nostro paese. E la Sicilia diventa una terra esotica, il luogo dove splende perennemente il sole e dove la vita scorre tra profumi, cibo e panorami, ma anche una terra di ricordi ed affetti, il luogo delle vacanze infantili trascorse all'insegna della spensieratezza e sull'eco dei continui “mangia sangu meu” dei parenti. Da consigliare a tutti i meridionali del nord, i cui nomi ed abitudini tradiscono un’origine che la loro parlata non lascerebbe mai sospettare, perché ne racconta la storia, e anche a tutti gli altri, perché possano capirne l’identità complessa e variegata.
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