Siénzhio e orazhiòn (silenzio e preghiera). Nel dialetto veneto-trevigiano dell'opitergino-mottense
Per l'anelito che la percorre, Siénzhio e orazhiòn può essere letta come una piccola collezione di salmi contemporanei in cui si esprime una grande fame d'amore e di un rapporto personale e unico con un "tu" vivente, scritto con la minuscola, data la confidenza: "Fàme savér se te son caro/se te me tièn de cont" ("Fammi sapere se ti sono caro/se ti sono importante"). Da questo mistero d'amore sorge la preghiera del poeta, uomo dalle calde passioni, che come prova d'amore chiede la parola di cui ha una fame inestinguibile. La fame, una necessità fondamentale della vita, è simbolo del desiderio di Dio, così la fame che "cresse drento" al cuore inquieto dell'orante non è tanto di pane e parole quotidiane, quelle già le possiede, ma "no' basta". Ha bisogno di un companatico che sia di origine divina (dalla Prefazione di Franca Grisoni).
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Anno edizione:2010
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