All'injzio non mi convinceva, un libro basato sulle ricerhe sulla mancata fucilazione, nel corso della guerra civile spagnola, di una sorta di D'Annunzio minore spagnolo (Poeta, letterato e fondatore della Falange franchista). Ma proseguendo, mi ha fatto scoprire un narratore di razza, e la voglia di leggere altri libri di Cercas.Da un episiodio minore della Storia ricava una storia avvincente portando alla luce degli eroi ingiustamente dimenticati.
Soldati di Salamina
Spagna, ultimi mesi della guerra civile. Durante la ritirata delle truppe repubblicane verso la frontiera francese viene presa la decisione di fucilare un gruppo di prigionieri franchisti. Tra loro si trova Rafael Sánchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange. Quando la sua sorte sembra ormai segnata, Sánchez Mazas riesce a scampare alla fucilazione di massa e si nasconde in un bosco. Uno dei miliziani mandati sulle sue tracce lo raggiunge ma incredibilmente lo lascia fuggire. Passano molti anni e nell'estate del 1994 un giornalista per caso viene a conoscenza di questa storia. La figura di Sánchez Mazas, scrittore e poeta, e il mistero del miliziano che gli fa grazia della vita lo affascinano. È l'inizio di un'avventura fatta di ricerca delle fonti, di interviste ai testimoni ancora in vita, di momenti di sconforto quando le impronte della storia si confondono, di speranza quando il filo che unisce il presente alla memoria sembra ricomporsi, di commozione. Ma il giornalista è tenace. Ha per le mani un'opportunità che cercava da tempo: quella di scrivere un racconto insieme straordinario e del tutto autentico. E infine si imbatte nel testimone a lungo cercato. Gli esiti della ricerca sono il presente romanzo e la scoperta di come sia fatto un eroe, uno dei tanti eroi dimenticati, protagonisti nell'ombra della Storia.
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Autore:
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Edizione:15
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pablo 27 dicembre 2024Ottima scoperta
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In un momento di conflitto storico come questo, in cui l'identità e la chiarezza sembrano venire a mancare, questo romanzo è una gemma nascosta di trasparenza. Racconta la storia di un giornalista che sta ricercando un fatto sconosciuto della guerra civile: Un soldato del regime ha salvato un soldato repubblicano. Senza ragione, senza guadagno, accollandosi il rischio di venire punito nel caso in cui i suoi superiori lo fossero venuti a sapere. La scrittura è sublime, manda avanti la storia ed è esteticamente piacevole.
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Patrizia Oddo 01 dicembre 2017
Ogni volta che un libro con tante recensioni positive non mi piace (e questo non mi è piaciuto per niente) in me si insinua il naturale dubbio che il problema non sia il libro in questione ma io che non sono stata in grado di coglierne l’essenza. Forse per chi è più informato sulla storia spagnola o per gli stessi spagnoli questo libro getta luce su alcune vicende della guerra civile e aiuta a comprendere la situazione attuale in Spagna (e con quello che sta accadendo proprio in questi giorni in Catalogna è abbastanza plausibile): io non ne so abbastanza e quindi semplicemente non capisco. Posso però dire con certezza che ho trovato noioso il racconto: va bene l’attenzione alle fonti e ai documenti ma se deve essere un mero elenco forse era più opportuna una post-fazione di tipo metodologico (e lo dice una persona che fa del metodo la sua bandiera); se invece, la vita di Sánchez Mazas è un pretesto di cui si serve l’autore per raccontare di sé, del suo personale processo creativo, delle considerazioni sulla guerra a cui giunge dopo aver ripercorso alcuni eventi cruciali della guerra civile spagnola, allora avrebbe reso di più mettere direttamente in primo piano l’aspetto soggettivo: la seconda parte, che ripercorre in maniera abbastanza sbrigativa e asettica, la vita di Sánchez Mazas poteva essere ridimensionata e diventare una nota (corposa ma comunque un’aggiunta al focus del romanzo). Javier Cercas non prende una decisione chiara e il suo “racconto del vero” (contrapposto al romanzo dove la finzione serve a creare una realtà più “vera e utile” al fine di esprimere il messaggio dello scrittore) non ha una propria identità: giornalismo investigativo o biografia? Riflessione sul metodo o viaggio introspettivo nella mente creativa dell’autore? La Storia contrapposta alle “storie” degli uomini che hanno contribuito a realizzarLa ma di cui nessuno scrive? Di tutto un po’. La terza parte, quella meno aderente al proposito iniziale, è quella che ho letto con maggior piacere: se il romanzo fosse stato tutto lì, avrei sicuramente apprezzato molto di più il libro, anche se non trovo così nuova la conclusione a cui si giunge. E’ qui sorge un nuovo scrupolo che mi fa dire: “non può essere tutto qui, sono io che non riesco proprio a cogliere l’essenza di ciò che Cercas vuole comunicare”. Forse la noia delle prime due parti ha avuto il sopravvento e non riesco a dare nessuna opportunità di riscatto a questo libro; oppure la conclusione di Cercas è frutto di un suo personale percorso di riflessione, quindi per lui ha avuto il valore di una scoperta illuminante che gli fa rileggere tutte le guerre da un altro punto di vista: la differenza che può esserci tra la lettura e l’esperienza personale quando al seconda corrobora e rinforza quel che già si sapeva (magari senza averne grande consapevolezza).
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