Come, per una serie di pericolose premesse e per un ancor più pericoloso senso di "tanto sarà come quello che si è già visto" e di sottovalutazione delle conseguenze, si finisce in qualcosa di tragico, lungo e spaventosamente sanguinoso - per poi ricaderci vent'anni dopo. Trattazione esaustiva, che compendia e completa saggi di contenuto simile usciti nel tempo. E che ci porta naturalmente a fare paragoni con la situazione attuale - a partire dalla guerra fra Russia e Ucraina - con la complicazione della presenza degli arsenali atomici. Lettura che mi sento di consigliare, al di là della sua "ponderosita'".
I sonnambuli. Come l'Europa arrivò alla Grande guerra
“1914. Re, imperatori, ministri, ambasciatori, generali: chi aveva le leve del potere era come un sonnambulo, apparentemente vigile ma non in grado di vedere, tormentato dagli incubi ma cieco di fronte alla realtà dell'orrore che stava per portare nel mondo. La Grande Guerra continua a essere studiata come un modello di catastrofe evitabile... se solo se ne smontano con lucidità tutti i meccanismi. È quello che fa Clark nel suo magistrale, avvincente affresco.” (Federico Rampini) “I sonnambuli descritti da Clark sono i governi che scivolarono nella guerra presentendo il cataclisma, simulando allarmi, ma senza far nulla per scongiurarla. Da allora sono passati quasi cent'anni, e molte cose sono cambiate. L'Europa ha istituzioni comuni, l'imperialismo territoriale è svanito. Non si combatte più per spostare confini ma l'Unione non è in pace, e la crisi che traversa la sta squarciando come già nel 1913-14. Gli Stati odierni, oggi come allora, sono incapaci di trarre conseguenze da quello che apparentemente presagiscono.” (Barbara Spinelli)
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Edizione:2
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Anno edizione:2016
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Gianluigi 11 gennaio 2025Clarks, I sonnambuli
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Il libro di Clark Christopher è densissimo di informazioni che spaziano dalla ricostruzione giornalistica a quella storica. L'autore descrive la Storia come un flusso continuo di scelte di migliaia di protagonisti che sembrano quasi dettate dai capricci di un panteon di divinità rissose. Quasi una descrizione frattale, un punto di vista sicuramente post-moderno che, da una parte vorrebbe abbattere definitivamente il determinismo storico ma che dall'altra trascura le componenti sociali ed economiche, il tutto facendo riportare le élite ad essere il motore principale della Storia. Lo scopo del libro è di quello di mettere in luce come la guerra del 14-18 non fosse lo sbocco predeterminato di un fatalismo storico ma fu il risultato di un enorme brulicare di azioni incessanti. Per l'autore, tali meccanismi sono ben più generali e valgono per qualsiasi avvenimento storico. Per questo motivo chiamo questa visione come iper-moderna, dove quello che emerge è più la fragilità del nostro presente esploso nell'aleatorietà del numero quasi infinito delle decisioni umane. Libro dal doppio interesse, forse più di natura sociale; ma d'altra parte leggiamo con piacere l'Huizinga dell' "Autunno del Medioevo" anche e soprattutto come specchio dell'Europa uscita devastata dalla Grande Guerra. Per concludere, un libro interessante e sicuramente enciclopedico per la presentazione dei personaggi politici, quasi una riedizione ampliata, riveduta e corretta de "Le origini della guerra del 1914" di Luigi Albertini (Goriziana Editore). Un libro animato da una visione storica non molto dissimile da quella di Illies nel suo "1913. L'anno prima della tempesta", recentemente stampato per i tipi della Marsilio. Un libro tuttavia da maneggiare con cura, volutamente parziale nell'ottica descrittiva nonostante la mole e sorretto da un obiettivo politico abbastanza chiaro.
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