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Anno edizione: 2016
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Il libro di Clark Christopher è densissimo di informazioni che spaziano dalla ricostruzione giornalistica a quella storica. L'autore descrive la Storia come un flusso continuo di scelte di migliaia di protagonisti che sembrano quasi dettate dai capricci di un panteon di divinità rissose. Quasi una descrizione frattale, un punto di vista sicuramente post-moderno che, da una parte vorrebbe abbattere definitivamente il determinismo storico ma che dall'altra trascura le componenti sociali ed economiche, il tutto facendo riportare le élite ad essere il motore principale della Storia. Lo scopo del libro è di quello di mettere in luce come la guerra del 14-18 non fosse lo sbocco predeterminato di un fatalismo storico ma fu il risultato di un enorme brulicare di azioni incessanti. Per l'autore, tali meccanismi sono ben più generali e valgono per qualsiasi avvenimento storico. Per questo motivo chiamo questa visione come iper-moderna, dove quello che emerge è più la fragilità del nostro presente esploso nell'aleatorietà del numero quasi infinito delle decisioni umane. Libro dal doppio interesse, forse più di natura sociale; ma d'altra parte leggiamo con piacere l'Huizinga dell' "Autunno del Medioevo" anche e soprattutto come specchio dell'Europa uscita devastata dalla Grande Guerra. Per concludere, un libro interessante e sicuramente enciclopedico per la presentazione dei personaggi politici, quasi una riedizione ampliata, riveduta e corretta de "Le origini della guerra del 1914" di Luigi Albertini (Goriziana Editore). Un libro animato da una visione storica non molto dissimile da quella di Illies nel suo "1913. L'anno prima della tempesta", recentemente stampato per i tipi della Marsilio. Un libro tuttavia da maneggiare con cura, volutamente parziale nell'ottica descrittiva nonostante la mole e sorretto da un obiettivo politico abbastanza chiaro.
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