Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968) - Heda Margolius Kovaly - copertina
Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968) - Heda Margolius Kovaly - copertina
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Sotto una stella crudele. Una vita a Praga (1941-1968)
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Descrizione


Si può scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del Novecento e poi scrivere un libro di memorie come questo: sobrio, indomito, luminoso. Heda Bloch è fuggita dalla marcia della morte verso Bergen-Belsen, ma Praga la riaccoglie con ostilità: troppo forte, per i suoi amici, è il terrore delle rappresaglie naziste. Dopo la liberazione e la «rinascita comunista», nel 1952 il marito, Rudolf Margolius, alto funzionario governativo – un «mercenario al servizio degli imperialisti» –, verrà condannato all’impiccagione nel clima plumbeo e maligno del processo contro il segretario generale Slánský. Inizia il periodo del «silenzio attonito, terrorizzato»; solo le seconde nozze con Pavel Kovály salveranno Heda e il figlio Ivan da una lunga, tragica vita da reietti. E quando sta per giungere il lieto fine, quando dopo la Primavera di Dubček tutta la popolazione di «una città che non riusciva a dormire per la gioia» si riversa festosa in strada, ecco l’estremo orrore: l’arrivo dei carri armati sovietici.

Dettagli

30 marzo 2017
214 p., Brossura
Na vlastní kůži
9788845931642

Valutazioni e recensioni

  • terepattola
    Una forza incredibile

    Sobrio, indomito, luminoso viene definito dal risvolto di copertina questo libro di memorie in cui l’autrice racconta la propria esistenza, sottoposta prima alla deportazione nazista dalla Cecoslovacchia, a cui riesce fortunosamente a sopravvivere, e poi all’asfissiante oppressione comunista, una volta ritornata in patria, che porterà all’arresto e all’esecuzione del marito, costretto a una delle tante confessioni farsa. Proprio così. Sobrio perché il racconto colpisce per il pudore e la nettezza , pur conservando tutta la drammaticità degli eventi narrati (bellissimo e straziante l’ultimo colloquio con il marito in carcere). Indomito per la mancanza di ogni vittimismo e autocommiserazione. Luminoso per la dirittura morale mai ostentata ma sempre mantenuta nelle privazioni e avversità.

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