Lo "Specchio della vera penitenzia" del domenicano Iacopo Passavanti (1302c.-1357) s'inserisce nel filone della trattatistica medievale ("summae" e manuali di confessione) sul sacramento della penitenza. Lo "Specchio" è un manuale destinato ai laici, e perciò in volgare, che si colloca a fianco di opere generalmente in latino. L'opera è la traduzione in forma di trattato di prediche tenute dall'autore nel corso di più anni, in specie nel 1354. Essa si rapporta con l'evoluzione della pietà dei laici nel tardo Medioevo, e per questo, nel quadro di nuovi orientamenti della storiografia, risulta di notevole interesse per la ricostruzione della mentalità dell'epoca. La presenza di un raffinato tessuto linguistico, punteggiato da numerosi "exempla", gli ha ritagliato anche uno spazio solido nella storia della lingua e della letteratura italiane: coevo del "Decameron", lo "Specchio" è stato, ed è, oggetto di apprezzamento per il sapore "novellistico" di tali raccontini, alcuni dei quali (ad es., del Carbonaio di Niversa, accostabile alla celebre novella boccacciana di Nastagio) sono divenuti famosi. Più volte stampato, non ne era tuttavia mai stata realizzata l'edizione critica.
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Edizione critica a cura di Ginetta Auzzas. Firenze, Accademia della Crusca 2014,cm.17x24, pp.610, brossura Coll.Scrittori Italiani e Testi Antichi.
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Anno edizione:2014
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