Star Eaters Delight

Lael Neale ha ancora un telefono cellulare e non ci sono schermi coinvolti nella creazione del suo nuovo disco “Star Eaters Delight”. L'album è il suo secondo per Sub Pop e rivela un'espansione della sua collaborazione sonora con il produttore e accompagnatore Guy Blakeslee. Nell'aprile del 2020, sulla scia di trasformazioni personali e globali, Lael si è trasferita da Los Angeles alla fattoria di famiglia nella Virginia rurale. Guardando il mondo da lontano ed entrando in sintonia con i propri ritmi, scrive e registra costantemente per due anni da sogno, spinta dal bisogno di fare ordine nel caos. Forgiato in isolamento, “Star Eaters Delight” è un veicolo per tornare, non solo alla civiltà, ma alla celebrazione. L'apertura dell'album e il singolo principale "I Am The River" sciolgono il ghiaccio con un'esplosione dinamica di pop trascendentale minimalista che discende chiaramente dal ramo dei Velvet Underground dell'albero genealogico della musica moderna. Gli arrangiamenti scarni ma cinematografici di Blakeslee creano uno spazio ambientale in cui la voce limpida e non affettata di Neale può esplorare temi familiari in modo inaspettato. Sottili ma potenti riferimenti a Shakespeare, Emerson e alla Bibbia (che non ha letto) si mescolano a riflessioni profondamente personali e a tocchi di umorismo ironico, sempre più ottimista che cinico. Sebbene si tratti di un disco sulle polarità - campagna contro città, umanità contro tecnologia, solitudine contro relazione - l'intenzione più profonda è quella di guarire; di venire a patti con le nostre differenze e di rimettere insieme i pezzi rotti. L'affinità di Lael con i trascendentalisti ha a che fare con la sua ricerca della sovranità sulla propria mente.