Intenso e commovente, "Storia di una Capinera" racconta di Maria, una ragazza siciliana educata in un convento e prossima a prendere i voti, non per volere suo ma della famiglia. Fin da bambina Maria accetta passivamente la vita monacale ma quando, a causa di un epidemia di colera, torna a casa e vive per un periodo in campagna con la famiglia, riscopre il mondo e vive emozioni mai provate. Scoprirà la bellezza dei paesaggi, la gioia degli affetti e i brividi dell'amore, ma sarà persava da tormenti interiori a causa dell'allontanamento sempre maggiore che sente dai suoi doveri di prossima novizia. Una storia che fa riflettere, che porta a meditare sul passato e che colpisce nel profondo. Un inno alla vita, alle bellezze del mondo, un focus sulle cose semplici e sul loro significato intrinseco.
Scritto nel 1869 e pubblicato in volume nel 1871, questo primo romanzo di Verga ha goduto di una grande fortuna. Scritto in forma epistolare, è tratto da un'esperienza autobiografica. Le lettere che la giovane Maria, costretta dal padre alla vita del convento senza vocazione, scrive all'amica Marianna durante un breve soggiorno con la famiglia in campagna, testimoniano del suo turbamento di giovane novizia che al di fuori della vita monacale riscopre nuovi orizzonti, e soprattutto l'esistenza dell'amore che, osteggiato da tutti, crescerà in lei assumendo una tensione parossistica.
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Anno edizione:2013
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LUISA FERRERI 04 dicembre 2017
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Federica Li Vecchi 22 novembre 2016
Come in tutte le storie di Giovanni Verga, i protagonisti soccombono a un destino crudele che non guarda in faccia nessuno. "Storia di una capinera" è scritto in forma epistolare. Il mittente e autore narrante delle lettere è Maria che scrive alla sua amica Marianna e le racconta le sue vicende. Destinata al convento, Maria trascorre del tempo in campagna con la sua famiglia in attesa che a Catania cessi l'allarme colera. Consapevole del suo destino in clausura la protagonista si gode questo periodo nella natura finché non si innamora e non si ammala. Allora inizia a titubare su quella che per lei era una certezza, ovvero l'essere destinata al convento. Ma ormai è deciso così e non si torna indietro. Maria prende i voti e il suo amato sposa la sorellastra della protagonista. La salute di Maria peggiora di giorno in giorno e le lettere diventano sempre più deliranti fino al giorno della sua morte. Una lettura scorrevole e piacevole, sebbene triste. Ma è pur sempre una storia di Giovanni Verga, non possiamo aspettarci finali felici.
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Enrico Caramuscio 31 dicembre 2013
Catania, 1854. Maria è una giovane novizia di vent'anni, entrata in convento quando ne aveva appena sei, in seguito alla morte della madre. L'unico mondo che conosce è quello freddo e buio del monastero, la sua vita è fatta soltanto di doveri e rinunce, studio e preghiera. Ha dimenticato cosa sono le carezze, gli abbracci, le parole amorevoli dei genitori, non sa cosa significhi ridere, giocare, divertirsi. Un giorno il dilagare del colera le dà la possibilità, seppur momentanea, di uscire dalle mura che la tengono prigioniera, di varcare la soglia del convento e riscoprire un mondo che non ricordava più, l'aria aperta, le passeggiate, i fiori, l'erba, i boschi, gli animali, la musica, i balli, il calore di una vera casa e di una vera famiglia. Conosce l'amicizia, la libertà e quasi inevitabilmente anche l'amore. Purtroppo il destino che gli altri le hanno imposto non prevede niente di tutto ciò e alla fine dell’epidemia una vocazione che non ha mai sentito sua la richiama in convento a servire un dio che si ritrova ad amare soltanto per paura e per dovere. Ma si può accettare di seppellirsi viva dopo aver conosciuto la bellezza della vita? Attraverso le lettere che la povera protagonista scrive alla sua amica ed ex compagna Marianna conosciamo i tormenti, le paure e la rabbia di una donna condannata ad una vita da reclusa senza aver commesso alcuna colpa, di un’animo dolce e delicato violentato da un mondo ipocrita e insensibile. Ma quella che un Giovanni Verga giovane ed intimista ci racconta non è soltanto la tragedia di Maria: il destino della protagonista è quello di tantissime altre ragazze vittime della cosiddetta “monacazione forzata”, un’usanza terribilmente crudele che ha sottomesso per secoli milioni di donne in nome di squallidi interessi e false devozioni. …“Maria”, mi diceva, “perché andrete in convento?” “Lo so io, forse? E’ necessario, nacqui monaca…
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