Romanzo giallo dalla lettura scorrevole, dal ritmo crescente e appassionante, cattura subito l'interesse e la curiosità del lettore attraverso un dialogo diretto, confidenziale, che lo porta indietro nel tempo, facendo divenire spettatore e giudice inerme delle vicissitudini del suo interlocutore. Nella rievocazione storico-sociale dei luoghi di una Sicilia di inizio novecento, l’autore del libro, Fabrizio Escheri, fa emergere una precisa rappresentazione di colori, profumi, sapori e scenari reali dell'entroterra siciliano; tratti evocativi di entità unica, contraddistinta tuttavia da una forte arretratezza economica e culturale. Allo stesso modo fa risultare autentici i personaggi che danno vita al tipico contesto rurale dei latifondi dell’epoca, fatto principalmente di povertà, ignoranza, arcaiche tradizioni inviolabili, sottomesse alla prepotenza di nobili e briganti; questi ultimi forti di un governo statale ancora lontano e disconosciuto al popolo isolano. In questo scenario intuitivo che gira intorno all'ingenuo e sprovveduto protagonista Blando Blasco Antonio Maria, emergono ben marcati dalla narrativa dello scrittore, anche in tono umoristico, le debolezze e i paradossi dell'essere umano, atteggiamenti immorali e disperati di compaesani e non, vezzi che trovano complicità nell'ingiustizia e nell'omertà di un sistema incapace di rompere catene fatte di timore e sudditanza. Nel voler mantenere alta la suspense, l'autore abilmente interpone tra i capitoli del testo antichi proverbi siciliani, preludio ed estrema sintesi di avvenimenti e condotte che snodano man mano una trama fatta di segreti e colpi di scena. Da amante del genere letterario e da siciliano che vive ormai da decenni al nord Italia ho apprezzato moltissimo questo libro. Ho trovato molte affinità con i ricordi adolescenziali dei luoghi dove trascorrevo le mie vacanze estive, paesi e campagne eredi di quegli antichi retaggi, e dove gli anziani catturavano la mia attenzione raccontando, a bassa voce, storie fatte di misteri e intrighi insoluti. Infine, trovo il titolo dialettale “la strantuliata” azzeccatissimo nella sua profonda ed estesa metafora di “cambiare lo stato delle cose”, una “esortazione” ancora attuale che dovrebbe stimolare e incentivare le coscienze di molti. G. Lo Iacono
La strantuliata
"La strantuliata" è un giallo ambientato nella Sicilia del latifondo a metà degli anni '30 del Novecento. Il protagonista è l'autista della corriera che va da Licu a Sperlinga. La sua vita monotona sarà sconvolta dal rinvenimento, lungo la strada, del cadavere di Don Tano, sovrastante del barone di Chibbò. Da allora, gli eventi trascineranno l'autista al centro di un'intricata vicenda, portandolo a svelare i fili invisibili che legano nobili potenti, uomini di Stato e donne passionali, tra affronti, ricatti e vendette. Il suo senso di giustizia gli impedirà di restare indifferente, ma a caro prezzo, mentre sullo sfondo una pletora di contadini, curva sul raccolto, finge di non accorgersi di nulla. L'autista si ritroverà invischiato nell'omertà, con tutti i paradossi, le insensatezze e i disvelamenti a sorpresa che ne conseguiranno. Quel delitto sarà proprio una strantuliata, uno scossone inaspettato.
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Anno edizione:2021
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