La sua preferita intreccia la narrazione di formazione con le tinte personali del memoir. Sarah Jollien-Fardel ci consegna una storia dura e necessaria, un invito a riflettere sul peso del silenzio, sulle ferite familiari e sul lungo e doloroso processo di liberazione dai rapporti tossici che ci circondano. La protagonista, Jeanne, cresce in un piccolo paese del Vallese in cui la violenza è una realtà taciuta e normalizzata. Fin da bambina impara a difendersi dalla brutalità del padre, mentre la madre e la sorella si rifugiano nella rassegnazione. rabbia tenace e un bisogno viscerale di rompere con il passato. Jeanne riesce a fuggire a Losanna, dove tenta di ricostruire se stessa, con un dolore che permane nel tempo. Nonostante la diffidenza e i traumi, si lascia lentamente avvicinare da persone capaci di vedere oltre la facciata, scoprendo l’amore in varie forme. Il romanzo si distingue per uno stile raffinato e misurato, che entra in netto contrasto con l’urgenza emotiva del racconto. Al centro vi è un rapporto fortemente dicotomico con i genitori: da un lato l’abbandono malinconico della madre, dall’altro la collera incontenibile verso il padre, figura di un abuso che ha segnato ogni passo della protagonista. L’unico aspetto che mi ha convinta meno è legato al ritmo della seconda parte del libro: alcune delle relazioni amorose descritte risultano a tratti dispersive. Capisco la scelta di voler mostrare il percorso emotivo di Jeanne verso l’apertura e la sua fase adulta, ma ho sentito la mancanza di un ulteriore approfondimento legato al rapporto con la sorella e all’infanzia negata. L’inizio del libro, così forte e focalizzato, mi ha colpita molto più della conclusione, che si dirama in direzioni meno incisive. Nonostante ciò, La sua preferita resta un romanzo importante, capace di raccontare il dolore con lucidità e dignità, senza mai cadere nel pietismo. Un esordio letterario che lascia il segno, e una voce narrativa da tenere d’occhio.
La sua preferita
Prezzo minimo ultimi 30 giorni: 15,30 €
Libro vincitore del Prix Goncourt des détenus, del Choix Goncourt de la Suisse e del Prix du roman FNAC
Un romanzo potente sull’amore e la violenza, sul desiderio di andare avanti e i sensi di colpa. Un invito a riflettere sulle conseguenze del silenzio. Jeanne è un esempio di forza e speranza, in lotta continua per spezzare le catene del suo passato.
«Sarah Jollien-Fardel evita l'autocommiserazione e la tentazione del melodramma. Con sottigliezza descrive l'isolamento, la depressione e la bellezza di questi piccoli villaggi arroccati sulle colline. Allo stesso tempo critica aspramente la borghesia svizzera benpensante che vive sulle rive del lago e il suo disprezzo di classe.» - Philippe Chevilley, Les Echos
Nel piccolo paese inerpicato sulle montagne del Vallese tutti sanno e nessuno dice niente, Jeanne impara presto a schivare la brutalità perversa del padre. Mentre la madre e la sorella si rassegnano a essere malmenate e insultate pesantemente, lei gli tiene testa. Un giorno, a causa di una parola sbagliata detta con la sicurezza dei suoi otto anni, il padre la picchia. Convinta che il medico del paese chiamato a visitarla metterà fine a quell’incubo, è costernata dal suo silenzio. Da allora l’odio per il padre e il disgusto per la vigliaccheria del dottore fungeranno da viatico per Jeanne. Alla scuola magistrale di Sion vive cinque anni di tregua, ma il suicidio della sorella agisce come un’intollerabile replica della violenza originaria. Rifugiata a Losanna, e benché il minimo rumore la faccia sempre sobbalzare, la giovane trova finalmente una forma di serenità. Nuotare nel lago Lemano è l’unico piacere che si concede. Rabbiosamente ossessionata dal desiderio di dimenticare e di vivere, si lascia tuttavia avvicinare da una cerchia di persone benevole che non si fanno spaventare dalla sua selvaticheria e si cimenta perfino nella vita amorosa.
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Anno edizione:2025
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Pagine_e_inchiostro 15 giugno 2025La sua preferita
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