Ottimo saggio, che va oltre la logica dell’instant book. L’autrice ricostruisce analiticamente l’evoluzione storica del sionismo, illustrandone le diverse sfumature ed evidenziando come non sia sovrapponibile in automatico all’ebraismo. La nascita dello Stato di Israele e i conflitti attraverso cui è cresciuto sono ricordati per forza di cose in sintesi, lasciando al lettore una traccia che può approfondire successivamente, anche sfruttando la bibliografia indicata. Oltre gli eventi, l’attenzione si focalizza sui cambiamenti che sono intervenuti nel tempo sull’identità israeliana e palestinese, entrambe cresciute a partire da un grande trauma collettivo, la Shoah e la Nakba. L’ebraismo della diaspora, per lo meno quello europeo, pare oggi relegato a un ruolo marginale, quasi succube della politica di Israele. I tentativi di convivenza pacifica, già frustrati in passato, sono pressoché utopici nel presente, ma resta la speranza di un cambiamento legato necessariamente al superamento degli opposti estremismi.
Il suicidio di Israele
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Dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 e la guerra a Gaza, Israele è entrato in una spirale autodistruttiva. Il governo non è riuscito a tacitare le proteste nonostante la guerra in corso. Le relazioni internazionali si sono enormemente deteriorate e l'antisemitismo è tornato rapidamente a diffondersi come un virus. Il grido di allarme e di dolore di una delle voci più illuminanti dell'ebraismo italiano. Israele stava già attraversando un periodo di crisi drammatica prima del criminale attacco del 7 ottobre 2023. Grandi manifestazioni chiedevano a gran voce le dimissioni di Netanyahu e del suo governo e il paese era praticamente bloccato. La risposta al gesto terroristico di Hamas con la guerra di Gaza rischia però di essere un vero e proprio suicidio per Israele. Da un lato, infatti, abbiamo l'involuzione del sionismo, o meglio dei sionismi: da quello originario della fine del XIX secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e all'assassinio di Rabin. Dall'altro, il resto del mondo ebraico – la diaspora americana e quella europea – si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di Netanyahu, non è la stessa cosa dell'antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di Gaza trae spunto e alimento. Per salvare Israele è necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell'attuale governo Netanyahu, l'idea che lo Stato di Israele deve esercitare l'uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all'occupazione favorendo la creazione di uno Stato palestinese. Qualunque sostegno ai diritti di Israele – esistenza, sicurezza – non può prescindere da quello dei diritti dei palestinesi. Senza una diversa politica verso i palestinesi Hamas non potrà essere sconfitta ma continuerà a risorgere dalle sue ceneri. Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica.
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Loris 30 ottobre 2025
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Sal 25 ottobre 2025Un libro da leggere
La Foa fa un sforzo immane, da ebrea, per condannare lo stato che è più di una realizzazione ideale per tutti gli ebrei della diaspora, e che gli ebrei della diaspora, a parte qualche sparuta eccezione, difendono a spada tratta, giustificandone ogni nefandezza. Una analisi che va al di la della realtà attuale in cui l'antisemitismo è enormemente aumentato fomentato dagli stessi ebrei, convinti di essere un scalino al di sopra del genere umano. Per decenni, specialmente i sionisti che non ne furono vittime, hanno usato l'Olocausto come se fosse una tragedia esclusivamente loro facendone un formidabile mezzo di propaganda per colpevolizzare tutta l'umanità. Ed in tal modo nascondevano le loro nefandezze e il loro considerarsi al di fuori delle regole e leggi internazionali, tante nate paradossalmente in seguito proprio all'Olocausto. Non ho letto nel libro la vera definizione di Israele: stato terrorista nato dal terrorismo. La fantomatica "unica democrazia del Medio Oriente" che da ottanta anni è nato su terre altrui, riscrivendo la storia biblica, e occupa territorio altrui usando l'arma del terrore e del sopruso, e fa le guerre in modo unilaterale, gli piace vincere facile, attuando rappresaglie che nemmeno i nazisti avrebbero immaginato. Ma il libro va letto perchè è un embrione coraggioso di una analisi che prima o poi il mondo che si ostina a definirsi civile dovrà fare è chiedersi: è giusto continuare a schierarsi e difendere Israele senza sentirsi corresponsabili dei crimini che continua a compiere? Vogliamo per forza continuare ad essere simili a Netanyahu, a Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir ed al loro popolo?
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Paola N 20 ottobre 2025Una lezione di civiltà
Una lezione di civiltà, chiara e senza populismi, per smettere di esser un "popolo di contemporanei" ma guardare al passato per comprendere i popoli che ora si combattono e anche il nostro.
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