Nella testa di un drago, c'è sempre un po' di fumo. Se dovessi provare a descrivere "Sussurri dall'altra sponda", userei la parola "foschia". Perché? Ecco, proverò a spiegarmi. Nell'immaginario folkloristico del libro, ci si immerge lentamente in una densa e calda foschia d'animo, caratterizzata da una leggerissima brezza autunnale. Si ha la sensazione di essere accompagnati, mano per la mano, alle differentissime anime dello scrittore. Sì, anime piene e grondanti di un catartico dolore di sottofondo. L'opera di Guido è sicuramente una chiave che apre un carillon dalla musica malinconica, familiare e dalle sfumature arancio. L'occhio non manca d'esser stuzzicato da un imprinting monocromatico, pieno di riferimenti autobiografici e schietti. Non mi dilungo oltre perché questo libro è degno di essere assaporato estemporaneamente come un buon brandy, vicino al fuoco, di sera.
