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Suttree
«Forse l'opus magnum di McCarthy. ... Con ogni probabilità il suo libro più esilarante e insopportabilmente triste». Stanley Booth Per vivere Suttree pesca pesci gatto nelle acque limacciose del fiume Tennessee. E sul fiume vive, in una baracca galleggiante ai margini della città di Knoxville, fra ratti reali e metaforici. Ci si è trasferito dopo aver abbandonato un'esistenza di privilegi borghesi e pastoie religiose; l'ha fatto per vivere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciò che il fiume insegna: che nel tutto in movimento - quel flusso ora grigio, ora bruno, nero, marrone, color peltro, ardesia, inchiostro o carbonio della cloaca maxima - «il colore di questa vita è acqua» e perciò solo «le forme più primitive sopravvivono». Alcune di esse finiscono impigliate nelle sue reti di pescatore e, volente o più spesso nolente, Suttree deve tentare di portarle in secca, magari immergendosi con loro in liquidi a più alta gradazione. Prima fra tutte la forma di uno spassoso troglodita come Harrogate, giovane topo di campagna con una passione contronatura per i cocomeri e una determinazione tanto candida quanto feroce a trasformarsi in ratto di città. A fianco di questo novello Huckleberry Finn e dei suoi guai Suttree impara altri colori dell'infinito scorrere. Un prisma che si accende di tonalità disparate: il vermiglio del sangue che segna il corpo gigantesco del nero Ab Jones nella sua impari resistenza alla discriminazione razziale e l'oro smorto dei capelli della puttana Joyce nella sua scalata alla società, il nerobluastro della pelle antica della strega Mother She e il viola frusciante dell'abito da sera dell'androgino Di Fiore In Fiore. Il cenerino dei tanti vecchi, il rubizzo dei tanti ubriachi. Molti i colori che si spengono, inghiottiti da una città in piena trasformazione, un «accampamento dei dannati» che, stritolato, stritola. Ulisse americano, Suttree osserva, partecipa, sbaglia e infine impara la più lapalissiana, la più vitale delle verità, «che di Suttree ce n'è uno e uno soltanto».
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Testo in italiano
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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VALENTINA PIACENZA 30 novembre 2011
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GIUSEPPINA TOSCANO 31 dicembre 2010
"Suttree" è di gran lunga il libro più complesso e profondo di Cormac McCarthy, che questa volta si dedica ad un esercizio di scrittura densa e liquorosa, a mio avviso semplicemente unica e irripetibile. L'universo ristretto di un posto qualsiasi d'America diventa metafora esistenziale di ogni solitario di questa terra. Un libro che, forse, molti troveranno difficile da approcciare, ma che lascerà senz'altro una sensazione di amara e limacciosa umanità.
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Enrico Di Stefano 05 ottobre 2010
Un capolavoro. Non ci sono parole per descrivere un libro del genere. Insieme a "La strada", il romanzo migliore di McCarthy.
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