Un manuale di teatro visuale e di arti di strada non è facile da fare se non se n’è divenuti l’emblema vivente. Avere vissuto tutta l’arte dei maestri nella propria carne e il tutto per il fine prioritario di arrecare “Gioia” (parola detta e ripetuta in maiuscolo per comunicarne l’afflato spirituale di cui essa è impregnata), solo così si può scrivere su ciò che si può solo vivere intensamente e praticare. Perciò in questo libro si parla di teatro, ma si parla prima di liberatori e di liberazione. Si parla, ancora, di oppressi, del Teatro dell’Oppresso, nato dall’esperimento di teatro“invisibile” messo in scena (in strada) da Augusto Boal, l’autore del libro, Renato Curci, e un giovane attore chiamato Raúl. Poche parole, ma grande ascolto previo delle sofferenze e delle ingiustizie che sono nascoste nei cuori degli ultimi. Non è un teatro fine a se stesso, ma uno spazio estetico di liberazione. Si parla di testimoni della gratuità dell’esistere. E quindi, oltre all’autore, e al suo maestro, di Hugo Suárez, di Jorge Acuna Paredes. E la storia di una pratica di vita autentica diventa la propria biografia. Il professore, intervistato da Curci, sperimenta l’insegnamento all’Universidad La Cantuta in Perù. Ma il maestro e l’attore hanno un lavoro simile. Il maestro è il fratello gemello dell’attore. Nessuno dei due può essere mai un replicante. Il loro ruolo è di ponte, essere messaggeri tra se stessi (a patto che si sia immersi nella società in cui si vive e si rifletta su di essa) e un pubblico che cerca Gioia e amore per la vita.
Teatro di liberazione. Quasi un manuale sulle arti di strada
Perché facciamo teatro? Tra le tante risposte, la più corretta e giusta è: per la "Alegria". Per questo ci battono le mani, e non perché siamo degli dei: restituiamo gioia e voglia di vivere alla gente. Questo libro è un manuale di teatro visuale e sulle arti di strada. Non perché si debba praticare solo in strada, ma perché la strada diventi il banco di prova della teatralità. Se può funzionare in strada, senza attrezzature e protezioni (luci, scenografie, ecc.), catturando, mantenendo e incuriosendo l'attenzione del passante, allora può funzionare dovunque. Un teatro di strada di qualità e un teatro di figura che non ha bisogno nemmeno dei burattini per essere rappresentato è un teatro che ha un senso vero, sociale, rivolto al pubblico in maniera non demagogica. Un vero teatro di liberazione non può (oltre a dar coscienza al pubblico) che rispondere a bisogni primari e insegnare attività utili alla vita, cercando tutti i modi possibili per ridare un'identità, fornendo gli strumenti non solo per sopravvivere, ma anche per rimanere vivi con dignità e passione. Questi scritti vogliono fornire alcuni strumenti del teatro di liberazione personale a chiunque voglia intraprendere un'attività teatrale senza dover subire la costrizione di passare attraverso il giogo dei proprietari di un teatro fisico. Leggendo queste pagine, e soprattutto praticandole, si potrà condividere la potenzialità di un'esperienza totale, all'interno della quale spariscano le distinzioni di genere fra teatro ragazzi e teatro per adulti.
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Anno edizione:2011
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Nina 24 dicembre 2023
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