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Sullo sfondo di una città stravolta e quasi irriconoscibile, eppure pervasa come ogni estate dal profumo della salsa di pomodoro, la tenace commissaria barese torna con un nuovo caso da risolvere - intricato come la sua relazione con Caruso -, lottando ancora una volta per far trionfare la giustizia.
Bari, primi giorni di agosto. Mentre Lolita Lobosco cerca di godersi le ferie, nella rimessa dell'azienda agricola Terrarossa viene ritrovato il cadavere di Suni Digioia, giovane imprenditrice, attivista per i diritti dei braccianti ed ecologista convinta. Sul portone d'ingresso, scritta a lettere scarlatte, campeggia la frase: «Entrate, mi sono impiccata.» Ma la pista del suicidio, da subito la più battuta, non convince affatto la commissaria Lobosco, che torna in servizio decisa a vederci chiaro. Quando l'autopsia conferma che la ragazza è stata strangolata, la sua vita privata viene rivoltata come un calzino: era troppo bella, libera e indipendente per non suscitare invidie e maldicenze. Lolita, però, non si accontenta dei pettegolezzi e non esita a immergersi nelle acque torbide del caporalato per cercare di far affiorare la verità.
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Lettura molto piacevole, ho avuto la fortuna di poter partecipare alla presentazione dell'autrice e mi ha da subito ispirato. Scorrevole e leggero pur trattando anche argomenti profondi.
Da barese quale sono non potrei dire altro che questo libro, come gli altri della scrittrice, mostra e riporta numerose fotografie della città di Bari, nei quali scorci sono ambientate le vicende di Lolita. Scrittura molto scorrevole, forse con un numero troppo elevato di termini in dialetto, che una persona non barese/pugliese potrebbe non comprendere.
Gabriella Genisi tiene fede al suo stile scorrevole e leggero con cui narra le vicende personali di Lolita e allo stesso tempo evidenzia temi importanti con grande profondità di significato. In secondo luogo, l'autrice tratteggia nel prologo il periodo storico in cui si svolge la vicenda, un periodo di incertezza e apprensione dovute allo scoppiare della pandemia di Covid-19. Riporta davvero il lettore a quei momenti di sconforto per poi gettare una luce di speranza. Nel susseguirsi di eventi spensierati e a tratti comici della vita privata di Lolita, il caso di Suni Digioia si avviluppa su varie piste ugualmente plausibili. La Genisi evidenzia così le sfaccettature di un movente passionale e le accosta alle macchinazioni di un movente venale. Alla protagonista come sempre il difficile compito di districare la matassa. A parte i personaggi noti con cui si trova a battibeccare, come sua sorella per preparare la salsa o l'ispettore Forte, la Lobosco si relaziona con personaggi ben delineati, possibili colpevoli mossi da disparati interessi, dalla vendetta al tornaconto personale. Infine l'autrice colpisce con il tema del caporalato e lo sfruttamento dei migranti. Il lettore, come Lolita, non può restare indifferente a qualcosa che scuote da dentro. Leggere che tutt'oggi persiste la schiavitù nonostante leggi fatte ad hoc per garantire i diritti umani lascia un solco nel lettore, ed è giusto che sia così. Nel puro stile di Gabriella Genisi, questo romanzo non è solo una storia di intrattenimento ma anche una storia per riflettere. Una piccola nota per gli amanti del giallo: il caso non è uno di quelli complessi, ma uno di quelli che si risolve con olio di gomito, escludendo le false piste fino a trovare quella giusta. Consiglio quindi il libro agli appassionati di Lolita Lobosco e la sua verve, chi vuole riflettere e allo stesso tempo godersi una storia spensierata, e infine alle lettrici che adorano le storie con implicazioni sentimentali.
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