Cristina Rivera Garza è una celebre e stimata scrittrice messicana che ha vinto nel 2024 il Premio Pulitzer per il miglior memoir "L'invincibile estate di Liliana" (SUR 2023 da me molto apprezzato). Ancora una volta SUR propone un testo molto interessante ed innovativo. Davvero pregevole l'attenzione e la cura alla proposta editoriale. A partire dalla bella traduzione di Giulia Zavagna fino alla copertina in cui vengono riportati due aironi in volo (riferimento al brano Uccellacce). In Anobii vi sono estimatori del ruolo della copertina e questa sarà certamente apprezzata. Il libro rappresenta una novità dal punto di vista del "genere". Non si tratta di un romanzo, né di una raccolta di racconti, e nemmeno di un meoir. Sono sette "meditazioni", espressioni di ricordi, di sensazioni, pensieri in libertà, trasmutazioni, invocazioni e denunce, militanza accorata. Grida di ribellione femminile e degli ultimi, in nome della libertà negata e della violenza subita. Mi hanno ricordato, in qualche modo, il Fabrizio De André di "quello che non ho" e "anime salve". Linguaggio lirico e, al tempo stesso, ricco di tensione, di ribellione e protesta. Nel brano "I leoni non sono qui" si procede per negazione: "Non si conobbero a una festa...". Nel brano "Lavoro sul campo" si procede invece con la definizione di una identità e di una potente protesta: "Siamo in città. Veniamo da lontano...". Nel brano "Uccellacce" il viaggio (tema ricorrente) è compiuto da due aironi donna con tanto di zaino e autostop (corpo di uccello ma comportamento e linguaggio umano). Lirismo e schieramento sociale. Senso di appartenenza ai margini della civiltà affluente. Tutto ciò riportato con grande partecipazione, con un afflato che non può lasciare indifferenti. Non una lettura per tutti, ma certamente una emozione intensa.
