La giornalista e vice direttrice del telegiornale di La 7 e conduttrice di Omnibus, ricostruisce l'indegna vicenda di suo padre, Enzo Tortora, arrestato a poche ore dal suo esame di conseguimento della licenza media. Tortora racconta la vicenda giorno per giorno, con una dovizia di particolari e con un'obiettività unica, posseduta solo da chi ha vissuto un dramma ingiusto sulla propria pelle. Il libro è privo di melodrammi, racconta tutto con crudezza, sincerità e non fa sconti a nessuno. Il racconto di una giustizia che ha sbagliato e che ha causato mali e dolori che non potranno mai essere recuperati o dimenticati. Necessario, utile.
Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia, storia della mia famiglia
Libro vincitore del Premio Estense 2023Uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. In questo libro Gaia Tortora ne racconta la storia.
Roma, 17 giugno 1983. Gaia, quattordici anni, esce di casa di primo mattino con lo zaino in spalla. È il giorno del suo esame di terza media. Procede spedita verso la scuola e non sa che, poche ore prima, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione in una camera dell'Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Quando la televisione lo ritrae all'uscita del commissariato, stretto tra due carabinieri, le manette bene in vista, Gaia smette di parlare. Le immagini, invece, non si fermano: fanno il giro di tutte le prime pagine e dei telegiornali. Perché suo padre è Enzo Tortora, uno dei più famosi presentatori della televisione italiana, noto per i modi eleganti, la vasta cultura, un'integrità intellettuale esemplare. In poche ore (e per mesi) Tortora diventa l'oggetto di una violenta gogna mediatica: il coro di intellettuali e giornalisti è quasi unanime, grida «colpevole». Inizia così uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. In questo libro Gaia Tortora racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua: ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l'anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l'assoluzione, il proscioglimento, l'errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l'ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta.
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Davide D. 01 agosto 2024
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AntonioP 29 aprile 2023
Non è solo il racconto degli eventi ma di come quei fatti sono stati vissuti dall'autrice e dai familiari, è un aprire il cuore dei ricordi e delle sensazioni, vissute sulla propria pelle. Fino a diventare una profonda riflessione, senza rancore ma con fermezza, sul modo di fare giustizia e informazione e sul ruolo che quest'ultima ha nel condizionare il pensiero della società. "Se, come cittadini, dobbiamo esigere una giustizia giusta, come giornalista sento l'obbligo di sottolineare che questa non può prescindere da un sistema dell'informazione più etico."
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Stefano 25 aprile 2023… cosa vuol dire essere Umanità
finalmente Qualcuno che ha capito cosa significhi essere Umanità, che ha capito quanto le parole abbiano un peso troppo spesso così pesante da essere irreversibili come il d’anno che possono determinare. Qualcuno che ha capito che è fondamentale rispondersi a poche ma inevitabili domande prima di dar vita a parole, pensieri, ipotesi se non si vuole abbattere l’altrui Umanità che si rispecchia in finale nella propria. Finalmente Gaia.
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