In una tranquilla cittadina del Maine, una mattina d’autunno come tante viene sconvolta da un evento inspiegabile: una sorta di cupola trasparente cala improvvisamente dal cielo, isolando completamente la città dal resto del mondo. Tutto ciò che si trova lungo il suo perimetro viene tranciato di netto: alberi, automobili, animali, persone. Gli aerei che tentano di sorvolarla si schiantano contro quella barriera invisibile, mentre all’interno i duemila abitanti restano intrappolati in una vera e propria prigione. Tra loro c’è Dale “Barbie” Barbara, ex marine, che insieme a un piccolo gruppo di cittadini coraggiosi tenta di trovare una via di salvezza prima che la cupola si trasformi nella loro tomba. Ma oltre al terrore fisico, si insinua un male più sottile: quello della natura umana. Dentro la cupola, la divisione tra buoni e cattivi diventa sempre più profonda, fino a trasformare la comunità in un microcosmo di violenza, paura e giochi di potere. The Dome è un romanzo ambizioso, di grande impatto per l’idea di partenza e per la capacità di King di creare tensione e riflettere sui comportamenti umani in situazioni estreme. Tuttavia, è anche un libro faticoso: le sue mille pagine si sentono tutte. L’autore introduce fin dall’inizio una quantità enorme di personaggi, molti dei quali scompaiono poco dopo, rendendo la lettura a tratti dispersiva e confusa. Se da un lato la sua ricchezza di dettagli contribuisce a rendere viva la cittadina di Chester’s Mill, dall’altro appesantisce il ritmo e diluisce l’efficacia di un’idea che, con maggior sintesi, avrebbe potuto risultare ancora più potente. Rimane comunque affascinante la riflessione distopica che King costruisce: quando il mondo si chiude, ciò che resta da affrontare non è solo la mancanza d’aria, ma anche (e soprattutto) quella di umanità.
