Alessandro Scotto di Minico è certo una sicura promessa dell’arte dello scrivere. Non un calligrafo, si badi bene, non si tratta per lui di esercizi sterili di composizione poetica. Egli mostra una sua matura accortezza di elaborazione, per cui mira a trasmettere attraverso la pagina non semplicemente la sua abilità verbale, bensì nel contempo intera la sua interiorità nel momento in cui mette mano alla penna. Ed ecco che egli ci mette a nudo questa interiorità, facendo allo stesso tempo leva sulla sonorità della sua versificazione. Ci spiattella così tutta la desolazione che lo affligge, tutto il disagio che soffre in questo mondo per tutti per tanti versi così difficile e nemico. Viene alla luce contestualmente il suo bagaglio culturale, fatto di importanti letture ed esperienze artistiche stratificatesi negli anni, che ispirano e corredano le sue cose, dove si intravede una personale visione della espressione lirica. Una intelaiatura classicistica, pur andando a innervare una esposizione del tutto attuale nata dall’esperienza che l’autore ha vissuto sulla propria pelle, sembra a prima vista essere sottesa alla sua scrittura, con l’uso frequente di termini e stilemi della più collaudata ed aulica tradizione letteraria, che egli riporta in onore. Scotto di Minico si direbbe senz’altro riallacciarsi a questo antico patrimonio, nel presentare ai lettori questa sua specie di riflessione sul tempo, in cui egli, raccontando le sue esperienze biografiche individuali, familiari, sentimentali, descrive a suo modo il suo passaggio alla vita adulta.
Il trapasso della giovinezza
Lo scrivere poesie non è cosa semplice, scontata o banale. Bisogna trovare consonanza tra il proprio sentire e il potente strumento della parola. “Il poeta porta fuori i suoi canti e li disperde", dice Ungaretti. Così il nostro giovane poeta ha cercato innanzitutto di tirare fuori il groviglio delle sue emozioni, per chiarirle a se stesso e per fissarle nella forma immortale e consolatoria della poesia, in cui nel tempo si possono riconoscere tutti. C’è il disagio esistenziale, ci sono versi che evocano ricordi, espressi in luoghi e sensazioni, la nostalgia, la tristezza, la solitudine, la noia. E poi c’è l’amore come spinta propulsiva per andare avanti, l’amore che solo può fare uscire dalla tormenta della noia, consola “e non lo fa inutilmente”. “L’immagine delle donne amate rimane a lungo nel cuore del poeta – scrive Ida Albonico nella prefazione –, che si crogiola nella contemplazione quasi foscoliana della loro bellezza e nel rimpianto nostalgico di ciò che era iniziato e il fato ha voluto che non si compisse. L’amore è illusione, la vita è disincanto amaro”.
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Anno edizione:2024
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In commercio dal:3 ottobre 2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Libero Tancredi 18 ottobre 2024“Le speranze della poesia” di Gerardo Allocca
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Antonio Ruggiero 12 ottobre 2024Un libello imprescindibile
Libro consigliatissimo soprattutto per la varietà dei sentimenti splendidamente trattati con un linguaggio poetico forbito. Consiglierei la lettura ai giovani che hanno la fortuna di sognare ancora e che maturano dopo aver provato emozioni negative che si rivelano però fruttuose. Nel panorama letterario attuale questa raccolta rappresenta un "unicum". Buona lettura!
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