La trasmigrazione dei corpi è la storia di un mediatore che deve condurre in porto uno scambio di cadaveri tra due famiglie malavitose, evitando così una devastante guerra tra clan. È un trama avvincente ed originale, narrata con un tocco lieve e quasi fiabesco, capace di unire atmosfere noir e surreali. Vengono in mente alcuni libri di Bolano, di cui certamente l'autore sente l'influenza, solo un po' più cupo e votato alla sublimazione per difetto piuttosto che per eccesso. I personaggi attirano tutti la simpatia del lettore: dalla Tre volte bionda al Delfino, dal Menonita a Nandertal e allo stesso Mediatore essi appaiono quasi epici nel loro opporsi, in modo disincantato, ma certo senza rassegnazione, allo squallore che li circonda. Dietro alla fabula c'è tutto il dramma, senza via di fuga, del Messico stretto nella morsa della violenza e del narcotraffico.
La trasmigrazione dei corpi
Il Mediatore fa un mestiere delicato quanto insano: evitare massacri tra clan e famiglie, spesso scatenati da motivi di interesse o assurdi equivoci; in questo caso, tenta di scongiurare un conflitto scaturito dal duplice, insensato sequestro di una ragazza e un ragazzo, appartenenti a due famiglie nemiche eppure legate da radici comuni. Peccato che ormai entrambi i giovani siano morti, e si tratti di restituire i cadaveri alle rispettive famiglie evitando di accendere la scintilla fatale. In una metropoli senza nome che assomiglia molto a una Città del Messico insolitamente spettrale e inquietante, su cui aleggia il sottile inganno di un'epidemia da manipolazione di massa, il Mediatore si muove cauto, contagiato dalla desolazione che pervade ogni angolo di strada e, malgrado tutto, forte di un'etica che lo squallore e le miserabili motivazioni dei contendenti non riescono a intaccare. Dopo le atmosfere rarefatte dei suoi romanzi di frontiera, nei paesaggi desertici e polverosi al di qua e al di là del confine con gli Stati Uniti, Yuri Herrera narra le viscere della megalopoli per eccellenza, qui descritta come un'eterna periferia. Nel farlo conferisce una dignità intrisa di fatalismo ma mai di rassegnazione a personaggi di sconfitti, per i quali la sopravvivenza sembra un semplice capriccio del destino.
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Anno edizione:2014
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FABIO RADAELLI 10 marzo 2017
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