Tutti i nostri oggi sbagliati

Dunque, il fatto è questo: io vengo dal mondo che avremmo dovuto avere. Il che per voi non significa nulla, ovviamente, visto che vivete qui, in questo schifo di mondo che invece abbiamo. Ma non sarebbe dovuta andare così. Ed è tutta colpa mia... o meglio: mia, in misura minore di mio padre, e sì, anche un po' di Penelope, direi. È dura decidere da dove cominciare. D'accordo: avete presente il futuro che ci si immaginava negli anni Cinquanta? Macchine volanti, cameriere robot, cibo in pillole, teletrasporto, zaini e reazione, marciapiedi mobili, pistole a raggi, hoverboard, vacanze nello spazio e basi lunari. Tutta quella stupefacente tecnologia trasformativa che i nostri nonni erano sicuri fosse dietro l'angolo. Cose da fiere campionarie e riviste di fantascienza dai titoli come Fantastiche storie del futuro o Il meraviglioso mondo del domani. Avete presente? Bè, è successo. Si è avverato tutto, più o meno proprio come ci si immaginava. E non mi riferisco al futuro. Sto parlando del presente. Oggi, nell'anno 2016, l'umanità abita un paradiso tecno-utopico di abbondanza, positività e meraviglia. Solo che per noi non è così. Non è affatto così. Certo, il nostro è un mondo di iPhone e stampanti 3D e, che so, bombardamenti con i droni e via dicendo. Ma di sicuro non assomiglia ai Pronipoti. Però dovrebbe. Ed era così. Fino a quando non lo è stato più. Ma avrebbe continuato a esserlo, se non avessi fatto ciò che ho fatto. Anzi no: ciò che avrò fatto. Perdonatemi: malgrado io abbia ricevuto la migliore istruzione possibile per un cittadino del Mondo di Domani, la grammatica di questa situazione è un po' complicata. Forse la prima persona è il mondo sbagliato di raccontare questa storia. Forse, rifugiandomi nella terza persona, potrò trovare una sorta di distanza, di visione, o almeno di serenità. Tanto vale provarci.