Spaccato in due parti ben distinte, tra presente e passato, questo romanzo riserva gioie e dolori. Le prime le ho trovate, contrariamente al mio gusto per i romanzi storici, disseminate durante lo svolgimento della prima metà del libro, quella moderna, caratterizzata dalla conoscenza delle personalità dei protagonisti; a tratti toccante, per quanto riguarda le vicende di Ben l'archologo nella sua ricerca della mitica "Città della Luna", riserva punte di azione da destare l'interesse anche ai più distratti, riuscendo a far affezionare allo svolgimento della trama per sapere cosa accade pagina dopo pagina. I secondi, per quanto non siano dei veri e propri dolori, si manifestano per buona parte dello svolgimento nel passato storico del libro, che ripercorre le gesta di un popolo che si dimostrerà essere... ma questo è meglio lasciarlo scoprire a chi ancora deve leggerlo. Quello che è mancato, a mio avviso, è un pò di quel mordente che aveva caratterizzato la prima parte, un pò di sano interesse in quello che accade ai protagonisti; giusto la scena finale ridona un pò di sana malinconia, almeno per il sottoscritto, agli accadimenti raccontati. È come se la divisione decisa dall'autore fosse, oltre che temporale, anche stilistica, creando una sorta di reale spaccatura tra le due avventure raccontate. Il mio consiglio è comunque di leggerlo per restare affascinati almeno dalla metà delle pagine, e ai più fortunati, da tutto il libro.
L'Uccello del Sole
Il sogno dell'archeologo Ben Kazin sta per realizzarsi. Per anni, incurante del beffardo disprezzo dei colleghi, ha raccolto testimonianze della cultura orale africana, cercando di dimostrare che un'antica civiltà del Mediterraneo, probabilmente fenicia, si era stabilita nel Sudafrica e aveva fondato la mitica Città della Luna, Opet. Ora, grazie a una foto satellitare, Ben ha individuato una traccia concreta che lo porta fino nel Botswana, a Katuba Ngazi, le Colline di Sangue, dove, tra inseguimenti e cacce grosse, riesce a strappare alla terra i suoi segreti: gioielli, armi d'oro massiccio, antichissime pitture boscimane? e soprattutto un'iscrizione in cui si racconta la storia di Opet, il luogo prescelto dal dio del Sole Baal e dalla dea Astarte per custodire il Tempo. Ma per capire davvero le meraviglie della città scomparsa dovrà ripercorrere le crudeli vicende di quell'epoca magnifica e feroce e, soprattutto, interpretare la profezia che ne ha decretato la tragica fine. Che cosa può infatti aver determinato la scomparsa di un regno così forte e opulento? Esiste forse un legame tra Ben (soprannominato dai boscimani Piccolo-uccello-del-Sole) e il sacerdote Huy Ben-Amon, Grande-uccello-del-Sole? Il passato, inaspettatamente, si riflette nel presente e dà vita a un complesso, affascinante gioco di specchi che Wilbur Smith, qui alla sua prima avventura archeologica (anticipatrice della tetralogia dei romanzi egizi), mette in scena con assoluta maestria. ENTRA A FAR PARTE DEL CLUB DEI LETTORI DI WILBUR SMITH SU: WWW.WILBURSMITH.IT CURIOSITÀ, ANTEPRIME, GADGET E CONTENUTI GRATUITI IN ESCLUSIVA
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Autore:
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Edizione:4
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Anno edizione:1999
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Alex Trombini 30 dicembre 2007
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