È un libro che fa riflettere, questo romanzo/autobiografia/diario di Fawad e Raufi, uno dei tanti ragazzi afgani che tentano in tutti i modi di resistere nella loro amata terra, ma che alla fine si arrendono e la lasciano, alla ricerca di un futuro migliore e di dare un senso all’esistenza che non sia solo quello di sopravvivere, giorno dopo giorno, a bombe, attentati, distruzione. Poter tornare a casa la sera con ancora in tasca il foglietto con il proprio nome e quello dei familiari da avvisare in caso di morte violenta, è la principale sfida quotidiana, in un paese ricco di storia, ma martoriato da sempre. È un libro onesto, appassionato e molto istruttivo, che racconta vent’anni di vita sua e della sua famiglia e di storia dell’Afganistan, terra strategica e di conquista, divorata dalla corruzione e dall’ingiustizia sociale. Un libro che merita di essere letto, che fa capire cosa stia dietro e il perché di tanti viaggi della disperazione e della speranza.
