Attraverso uno stile ostico e piuttosto respingente, fatto di un periodare franto in cui saltano i legami sintattici e in cui le ripetizioni ossessive diventano un tratto distintivo, l'autore ci introduce in un romanzo senza azione. Il racconto si muove nel solco della letteratura mitteleuropea in cui centrale è il senso della fine, il rimpianto di un tempo lontano e sfuggente. Ungenach, un'enorme proprietà di cui è difficile persino tracciare i confini, caratterizzata dalla separatezza rispetto all'esterno e avvolta da un non ben definibile senso di superiorità, sta per essere liquidata: ciò non è che lo specchio della dissoluzione di un mondo, dell'avanzata inesorabile di forze che, affacciatesi alla ribalta della Storia, stanno demolendo un universo millenario, forse, però, solo ideale. Pervaso dal senso di rovina e catastrofe, il romanzo ci interroga sul rapporto con il passato e sul significato del cambiamento.
Ungenach. Una liquidazione
Ungenach è il nome della sconfinata proprietà fondiaria nell’Austria Superiore toccata in eredità ai due fratelli Zoiss. Ma, ancorché ricchissimo, splendido agglomerato di frutteti, campi coltivati, boschi, cave, tenute e fabbricati rurali, Ungenach è precisamente quello che ha spinto i due Zoiss a fuggire il più lontano possibile: Karl in Africa, Robert negli Stati Uniti. Per Karl, infatti, rimanere a Ungenach «significa pazzia», e per Robert Ungenach è «un peso spaventoso e nient’altro» – anche il padre, del resto, per tutta la vita «ha sentito Ungenach come un carcere». Immensa devastazione, «rovina della natura e dello spirito», «inferno del cattivo gusto», Ungenach è il labirinto ossessivo dei ricordi e della mente, l’aborrito luogo dell’Origine. E, rimasto unico erede dopo la morte del fratello, Robert si sbarazzerà di tutto con una sconcertante donazione, compiuta «come un delinquente compie il suo delitto» e, beffardamente, a favore di una trentina di assurdi beneficiari, fra cui un «teologo della natura», quattro carcerati e un ricoverato in manicomio. Un atto liberatorio che, di fatto, causerà l’irreversibile estinzione di Ungenach, fosco compendio di ogni realtà fisica e mentale – «poiché è la rovina il punto verso cui tutto converge».
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Beatrice 30 dicembre 2024Ungenach. Una liquidazione
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Selva82 12 maggio 2024Devastazione, solitudine, follia
Per i fratelli Zoiss la loro tenuta Ungenach simboleggia solo solitudine e devastazione. Per tale motivo alla morte di Karl, Robert decide di donarla, suscitando lo stupore del notaio Moro, un nostalgico dei tempi passati, contrario al socialismo e al comunismo. Pur di star lontani da Ungenach i due fratelli scapparono lontano. Karl in Africa, Robert in America. Sarà la morte del tutore a far ritornare Robert in quei luoghi, a leggere le lettere lasciate dal fratello morto e ad avere la conferma che nulla è cambiato. Deve solamente lasciare al più presto quel luogo fatto di follia e devastazione perché Ungenach significa rovina della natura e dello spirito. Come sempre un superbo Thomas Bernhard ci porta nei labirinti dell'animo umano mostrandoci l'insensatezza dell'esistenza.
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