Uniamoci, amiamoci. Blasoni e complimenti proverbiali tra popoli italici - Carlo Lapucci - copertina
Uniamoci, amiamoci. Blasoni e complimenti proverbiali tra popoli italici - Carlo Lapucci - copertina
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Letteratura: Italia
Uniamoci, amiamoci. Blasoni e complimenti proverbiali tra popoli italici
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Descrizione


Questa ricerca che si basa su un paziente spoglio dello sconfinato patrimonio proverbiale italiano, linguistico e dialettale, è uno studio, con un repertorio esemplificativo di un settore dei proverbi che non ha avuto molta attenzione, classificato come tipologia generica di utilità pratica. Il blasone proverbiale invece è una ben individuata e radicata forma paremiologica con la sua qualità, le sue regole e le sue dinamiche, con applicazioni diverse da quelle enunciate dal suo stesso nome. Serve infatti più a marcare le differenze, le distanze, le particolarità, usando preferibilmente i difetti altrui che con le qualità proprie, tra comunità grandi e piccole, più spesso vicine, ma anche lontane, dell’intero Stivale e altrove. Il fenomeno è molto più antico del periodo dell’unità italiana e può dirsi un fenomeno costante del modo di stare insieme delle comunità italiane. È cosa singolare che questo particolarismo ringhiosa non abbia risentito per nulla dello spirito unitario del Risorgimento, se addirittura non si è acuito e consolidato, ignorando l’invito uniamoci, amiamoci di quello che oggi è l’inno nazionale ufficiale. I riflessi antropologici segnalati da questo studio sono notevoli, profondi e anche divertenti, dal momento che scoprono un lato singolare del carattere tipico d’una popolazione che ha più elementi in comune di quanti non vorrebbe avere, tenendo a distanziarsi, smarcarsi, definirsi, mantenendo il proprio stigma, fino all’ultimo paesello della montagna più sperduta. Gl’inni nazionali, chiamati in causa, ci dicono che anche altrove non sono tutte rose e fiori, pur riconoscendo che il periodo più lungo d’unità e convivenza, ha permesso a certi stati una coesione e una concordia maggiore, laddove in Italia si giunge talvolta al parossismo del bisogno di distinguersi. Certi spunti di riflessione sarebbero stati utili anche a figure che si batterono per l’unione senza conoscere neppure la lingua italiana e magari a Cavour, artefice dell’unità senza essere mai stato nel Meridione. Una scorribanda nella storia e nella geografia di questo mondo sorprendente, indefinibile, contraddittorio, la cui vita sociale potrebbe essere individuata da una frase proverbiale che ben ci definisce (l’Italia nonostante tutto è ancora unita) e si dice ironizzando su se stessi: Si deve andar d’accordo a costo di litigare!

Dettagli

21 maggio 2024
Libro universitario
224 p., ill. , Brossura
9788893722230

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Foto di Carlo Lapucci

Carlo Lapucci

Vive a Firenze, dove insegna. Si è occupato di letteratura e ha studiato il problema della traduzione dirigendo la rivista «Le lingue del Mondo». Tra le opere di linguistica e tradizioni popolari si ricordano il Dizionario dei modi di dire della lingua italiana (Garzanti 1993) e Fiabe toscane (Mondadori 1984). Nel 2006 per Le Monnier e poi per Mondadori è uscito il Dizionario dei proverbi italiani che raccoglie 25.000 proverbi, prima opera e studio generale sui detti italiani. Collabora a giornali e riviste tra cui «Il Sole 24 ore», «Toscana oggi», «La Nazione», «Studi piemontesi», «Erba d'Arno», «Il Caffè illustrato». Con Clichy ha pubblicato Eroi senza lapide (2014) e Filastrocca dell'Italia...

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