Chiuso il libro, non si può non rimanere abbagliati dalla bravura, indiscussa, instancabile, che Ceronetti sfodera nel maneggiare le parole, nello sciabolare le sue frasi, nel dispiegare lo spericolato espressionismo, la sublime raffinatezza del suo lessico: lussuoso, colto, d'inesausto nitore poetico. E poetica, da poème en prose, da “prosa d'arte” primo-novecentesca, è sicuramente la logica che presiede non solo a ciascun capitolo, ma ai singoli frammenti che spesso li costituiscono, proprio come tessere di un mosaico. Ecco, appunto: frammenti. Godibilissimi, certo, e di altissimo magistero formale: se presi in sé, avulsi da un contesto pur che sia. Ed è già questa, si direbbe, la prima delle ragioni di perplessità che lascia questa fluviale, ctonia grandinata di parole, di immagini, di fuggenti inquadrature: nulla, ma proprio nulla, che dia un qualche possibile senso al loro comparirci davanti. Non nella spazialità, con un prima e un dopo, un itinerario qualsiasi... Non nelle tematiche. Che, anzi, sono in qualche caso ripetutamente, cocciutamente duplicate, come ad esempio – per non ricordarne che una fra le più insistenti - i cimiteri, con le assurdità lessicali delle epigrafi, o le stesse scritte sui muri, e la loro demenziale casualità di giustapposizione. In realtà, un unico, vero motivo unificante, in questo diluviale iter si fa, via via, strada, in noi lettori, ed è il disgusto, la repellenza, declinata in una infinità di smorfie e di sgrignature espressive, nei confronti della pura e semplice, nuda umanità.
Un viaggio in Italia
A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: cosi Ceronetti viaggiò per l'Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato da Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio. Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi. Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono. Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso. E anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie. Un'enciclopedia caotica da cui attingere il pensiero di Ceronetti: sempre spiazzante, apocalittico, divertente. Con un'appendice di testi inediti e una nuova prefazione dell'autore.
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Anno edizione:2014
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