Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta - Andrea Camilleri - copertina
Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta - Andrea Camilleri - copertina
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Letteratura: Italia
Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta
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Descrizione



Camilleri è un cantastorie, nessuno come lui riesce ad ammaliare i lettori con i suoi racconti, narrazioni inesauribili come quelle delle Mille e una notte.

«Camilleri non è soltanto un mago delle trame. È un alchimista della lingua, un manipolatore di linguaggi, un inventore di forme». - Salvatore Silvano Nigro

«Figlio di Boccaccio e di Brancati insieme, Camilleri ha fatto della sessualità e dell’erotismo due straordinari grimaldelli con cui forzare le segrete della più riposta vita borghese». - Salvatore Ferlita

Vigàta è il teatro dove abitano i suoi personaggi, borghesia benpensante, poveretti ingenui, uomini di rispetto. E soprattutto donne; in questa raccolta è infatti l’amore il tema dominante, declinato nelle sue innumerevoli varianti dalla passione all’erotismo, dal tradimento alle situazioni boccaccesche. E la lingua, quell’impasto unico e di prodigiosa invenzione, si adegua a una materia sensuale e traboccante di desiderio, una gioia di narrare che trapela da ogni pagina. In queste storie, ambientate fra gli inizi del Novecento e il secondo dopoguerra - periodo storico fra i più congeniali a Camilleri - si ride e si piange, lo scherzo è spesso dietro il sipario, così come il dolore del tradimento, le dubbie paternità, vendette e burle. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta quattro svedesi si esibiscono a Vigàta in un numero acrobatico ma la meglio borghesia della cittadina non vuole perdere l’occasione di conquistare le quattro «nordiche». Estasi o passione carnale? Che cosa agita la bella Matirda protagonista di In odore di santità? Un caso di coscienza per Padre Lino. Il terremoto del ’38 fa tremare Vigàta, ma a Palazzo Falconis, rimasto intatto, non tornano i conti del numero di donne che vi abitano. E poi fu un vero sisma? La ragazza più bella del paese viene messa all’incanto nell’Asta ma mentre le offerte salgono il battitore perde un colpo.

Dettagli

15 ottobre 2015
308 p., Brossura
9788838934179

Valutazioni e recensioni

  • riccardo la bua

    Il caro e vecchio Camilleri non si smentisce nemmeno stavolta nel terzo libro della serie di racconti sulle storie di Vigatà, dimostrando una grande fantasia e una innata vena artistica creando nel giro di poche pagine dei racconti succosi ed interessanti mai banali che rendono il lettore divertito in questa giostra di storie e personaggi bizzarri, grande spolvero ai bassi istinti sessuali che in quegli anni erano un po celati ma molto vivi. Lo consiglio vivamente e aspetto che sia dato alle stampe anche il quarto e credo ultimo libro della serie di racconti.

  • Renzo Montagnoli

    Andrea Camilleri, prossimo ormai ai 91 anni, dimostra una continua e costante vitalità, con una produzione letteraria che a definire corposa sarebbe un eufemismo. Frutto di una creatività che oserei dire inesauribile i suoi libri escono a raffica, e poco importa che siano romanzi, oppure racconti, perché lui sembra avere sempre qualcosa di nuovo da dire. È ovvio che con così tante opere, nonostante la loro qualità sia mediamente buona, possa capitare che ogni tanto qualcuna sia in tono minore e secondo me è il caso di questa raccolta di racconti, a tema, in cui il tema è appunto l’amore, visto attraverso gli occhi dell’ironia che sono propri dell’autore. Il classico gallismo degli italiani, e in particolare dei siciliani, è del resto materia su cui un narratore attento e disincantato può lavorare a piacimento, con un intento ovviamente satirico-comico. Tuttavia, mi è sembrato che si siano riaffermati certi luoghi comuni che, più parecchio tempo fa che oggi, traevano un fondo di verità dalla realtà di una certa società. Direi che oggi sono anacronistici e il riproporli quindi può avere più un valore storico che una rappresentazione di una realtà immutabile che è invece ben cambiata. Certo a tratti si sorride e forse ci si lascerebbe coinvolgere maggiormente se non perdurasse, sempre più accentuata, quella caratteristica di Camilleri di scrivere in un italiano che italiano non è, ma è una italianizzazione, secondo un criterio tutto personale, del dialetto siciliano. Mi chiedo se ormai l’autore sarebbe in grado di scrivere con la nostra lingua, preso come è a coniare nuovi termini, sempre più spesso di difficile comprensione. Quando leggo mi piace entrare nel pensiero del narratore, cerco di partecipare, ovviamente in modo figurato, alla trama, ma se ogni due o tre righe sono costretto a fermarmi e a chiedermi che cosa possa significare una parola per la cui comprensione non potrà essermi di soccorso un dizionario, ecco che l’incanto che si andava formando scema vistosamente e mi trovo non più davanti alla scena, ma davanti a una pagina e, quel che è peggio, veramente incavolato. Mi chiedo allora che senso possa avere continuare la lettura di un qualcosa fatto di parole incomprensibili e rispondo nell’unico modo che è proprio di chi, oltre che deluso, é anche arrabbiato: getto il libro in un angolo. Se poi considero che per me – ma anche per ogni buon lettore - il ricorso almeno corretto alla propria lingua è essenziale, tendo allora a chiedermi come abbia potuto fino ad adesso perdonare a Camilleri questo importante aspetto. Anzi, mi sento in colpa, per avere fino a oggi sorvolato, ma tendo ad autoassolvermi con un dato di fatto certo: prima, in un ancora non lontano passato, pur scrivendo così Camilleri cercava di facilitare la comprensione, quella comprensione che ora per ben più di una parola mi è stato impossibile avere in questa raccolta di racconti. È ovvio che se il narratore siciliano si radicalizza sempre di più, non mi avrà ancora fra i suoi lettori ed è anche per questo motivo che, pur tenendo conto dei precedenti, non mi sento di consigliare questo libro.

  • Rita Capasso

    È Camilleri! Grande Maestro, è sempre un piacere leggere i suoi libri.

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Foto di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri

1925, Porto Empedocle (Agrigento)

Nato a Porto Empedocle (Agrigento), Andrea Camilleri ha vissuto per anni a Roma.  Dal 1939 al 1943, dopo un periodo in un collegio da cui viene espulso, studia ad Agrigento al Liceo Classico Empedocle dove ottiene la maturità classica senza dover sostenere l’esame a causa dell’imminente sbarco degli alleati in Sicilia. A giugno inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paura".  S’iscrive all’Università (Facoltà di lettere) ma non si laureerà mai. Si iscrive anche al Partito Comunista.Inizia a pubblicare racconti e poesie e vince il Premio...

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