Anche in questo saggio, più tecnico rispetto alla mia precedente lettura di questo autore, il neurobiologo non si smentisce: il rigore scientifico si intreccia con una scrittura chiara, a tratti sorprendentemente poetica, che rende accessibile e affascinante un tema complesso come quello del rapporto tra percezione visiva e produzione artistica. Zeki parte dal funzionamento della corteccia visiva, guida il lettore attraverso ciò che sappiamo — e non sappiamo ancora — su come il cervello costruisce la visione del mondo, e lo fa con esempi concreti, mai scontati. Le opere d’arte diventano qui strumenti di indagine neurobiologica, ma anche chiavi per comprendere quanto sia attiva, selettiva e interpretativa la nostra visione. Non si tratta semplicemente di “vedere” con gli occhi, ma di “decodificare” e costruire significati con il cervello. Il testo è accompagnato da immagini di neuroimaging e opere d’arte, in un passo a due che non solo arricchisce e chiarisce il contenuto, ma rende evidente — anche visivamente — quel continuum tra arte e cervello che costituisce il cuore del libro. Le implicazioni diventano ancora più interessanti quando Zeki mostra come alcune lesioni cerebrali — come l’acromatopsia, che impedisce di percepire i colori, o la prosopagnosia, che impedisce il riconoscimento dei volti — possano cambiare radicalmente la fruizione dell’opera d’arte. Che effetto può avere un quadro di Rothko, Malevich o un ritratto rinascimentale su un soggetto che non distingue i colori o i volti? Zeki non si limita a fornire dati, ma suggerisce una visione più ampia e profonda: quella per cui arte e cervello non sono mondi separati, ma due facce dello stesso bisogno umano di dare forma all’invisibile, di rincorrere un senso, una verità, una bellezza assoluta, pur consapevoli che — per struttura — l’assoluto ci sfugge sempre. E forse è proprio questo slancio verso l’oltre, che definisce la nostra natura più autentica.
La visione dall'interno. Arte e cervello
Il mondo dell'arte e la scienza che studia la visione sembrano avere solo una lontana parentela. Tuttavia, quando Leonardo da Vinci scrisse che fra tutti i colori i più gradevoli sono quelli in opposizione cromatica tra loro, stava formulando una verità fisica sul cervello visivo. Lo visione dall'interno è il primo tentativo di collegare arte e modalità di funzionamento del cervello visivo. Attraverso una galleria di esempi, che comprendono artisti come Michelangelo, Rembrandt, Vermeer, Magritte, Malevic e Picasso, Semir Zeki guida il lettore in un viaggio nella neuroestetica. Descrive con convincenti dettagli in che modo le diverse aree cerebrali reagiscono agli elementi dell'arte visiva: il colore, la forma, la linea e il movimento, e arriva alla conclusione che la nostra esperienza dell'arte è strettamente collegata al funzionamento del cervello.
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Autore:
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Edizione:7
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Anno edizione:2007
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Ely 30 giugno 2025Un passo a due tra arte e neurologia
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