Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo
La storia di Vico inizia con un botto: nato a Napoli nel 1668, in un buio mezzanino di San Biagio dei Librai in mezzo al fracasso dei carri e delle voci della popolarissima Spaccanapoli, cadde da una scala, batté la testa sul selciato e il cerusico, chiamato d’urgenza, sentenziò solennemente che Giambattista o sarebbe morto o sarebbe restato un citrullo per tutta la vita. Invece non morì citrullo, ma gli restò una “certa malinconia e un volto scavato da una malferma salute”. Dopo i dieci anni cominciò ad andare a scuola: seguì i maestri finché non riuscì a far da sé grazie all’istinto e alla passione per lo studio. Nell’ambiente culturale napoletano, molto interessato alle nuove dottrine filosofiche, Vico ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di Descartes, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz, anche se i suoi autori di riferimento s’ispiravano piuttosto alle dottrine neoplatoniche rielaborate nell’ambito della grande riflessione rinascimentale, peraltro aggiornate alla luce delle moderne concezioni scientifiche di F. Bacon e di Galilei, nonché del pensiero giusnaturalistico moderno. Vico non era e non fu mai uno yes man. E dalle immani sue fatiche, ricavò ben poco per sé e per la propria famiglia. Escluso dal foro, incalzato dall’indigenza, continuò a studiare per conto proprio, aprì una scuoletta privata per i giovani di buona famiglia e tenne così lontano la miseria. Diventare maestro fu qualcosa di più che un mero bisogno economico: lo si evince da molti passaggi della sua autobiografia. Che tipo di educazione desiderò dunque acquisire (e poi fare acquisire) Vico? Aspirò ardentemente a un sapere unitario, mai parziale. Nondimeno, più che altro si interessò dell’uomo, dei moti profondi della sua mente e, nel rapportarsi con i ragazzi della scuola, il tentativo fu proprio quello di renderli coscienti della loro natura pensante, del loro io che non necessariamente doveva adeguarsi alle mode del tempo. La sua Autobiografia diventa quindi una riflessione sulla sua vita intellettuale, umana e relazionale; che molto ha da dirci anche ai nostri tempi.
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