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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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La commozione che mi ha accompagnato nella lettura di ogni singola, necessaria parola del romanzo di questo scrittore (ma anche sceneggiatore ed attore) viennese che vive da tempo a Berlino, mi impedisce un approccio imparziale. Anche perché dell’imparzialità ce ne facciamo poco, quando si scrive di ciò che è capace di emozionarci. Ora, non è la prima volta che mi capita, eh: successe con “Stoner” di Williams, che tra l’altro richiama un po’ anche “Una vita intera” per il soggetto (una vita intera appunto, né più né meno), e con “Intemperie” di Carrasco, molto molto molto vicino all’animo del romanzo di Seethaler - che comparvero tra i SundayBoooks oltre due anni fa – e naturalmente non posso non citare “Luce d’estate ed è subito notte” di Kalman Stefánsson (più ancora della sua saga nordica di cui avevamo scritto) per la stessa immensa quantità di vita che due scrittori hanno catturato nelle rispettive opere. Però credetemi quando vi confesso che “Una vita intera” è di più. “Una vita intera” è un po’ come una poesia: raccontarlo più sarebbe come farne la parafrasi, quindi ucciderlo e snaturarlo. No, va proprio letto, con lentezza; e anche riletto, perché tante volte ci si ferma - immersi in una scrittura che esige ma allo stesso tempo crea silenzio e spazio, cresce intorno a noi e ci isola da tutto il resto –, ci si deve fermare per chiudere le pagine, abbassare il capo, respirare piano e piangere. Ma non perché è triste, no no no no e ancora no. Piuttosto, perché ci si stupisce che uno che non ci conosce abbia trovato la parola giusta, l’espressione unica e perfetta per esprimere quella sensazione che noi, solo noi, conosciamo così bene (grazie anche alla superba traduzione di Riccardo Cravero). La commozione viene da quel senso di profonda riconciliazione che esce dalle pagine del libro e sostiene l’uomo in cammino della copertina essenziale e precisa come il romanzo: non accettazione passiva o naive, solo la consapevolezza che non ci sono risposte e che vivremo e moriremo con questi punti interrogativi eternamente dentro le nostre tasche, pur sapendo che tutto ha un senso o meglio che del senso in sé, in fondo, ci importa poco
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