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Anno edizione: 2025
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Un'indagine serrata sotto i portici di Bologna tra bicchieri di rosso e giochi da tavolo una nuova voce brillante e dissacrante.
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Gironzolando in libreria l’attenzione casca sulla recente fatica di Gianluca Gualducci, “Il vizio del lupo”, Piemme editore. Un ‘battesimo’ narrativo in giallo con una voce letteraria giovane. Un lavoro che forse non folgora, ma assicura comunque una lettura piacevole, con atmosfere e personaggi cui non è difficile affezionarsi, pur se ancora viziati da qualche ingenuità di fondo. Bella la colonna sonora: onnivora, democratica, ma pensata. Si percepisce chiara, ed è il giusto controcanto alle voci dei protagonisti e alle loro vicende, personali e non. L’ossatura prosastica ha una struttura semplice, persino prevedibile talvolta, ma funziona per coerenza e linearità. E ciò grazie anche a una lingua di buona fruibilità e immediatezza. Lo sfondo è una Bologna in controluce, rossa di tetti e mattoni. Il romanzo corre, come spesso accade, sul doppio binario della vita privata del personaggio principale Gianluca Mannari, per tutti Lupo sin da piccolo, e su quello dell’indagine vera e propria. Questa vede coprotagoniste due figure femminili opposte, ma entrambe in grado di attirare l'interesse di Lupo, al centro dei sospetti degli inquirenti, impegnati nella risoluzione di tre assassinii collegati tra loro. Il mondo di Lupo, fatto di lavoro, colleghi amati e altri detestati, una macchina che racconta di una posizione socio-economica invidiabile, genitori complicati, una sana propensione per il buon vino e una ‘peterpannesca’ passione per i war games, subisce uno scossone imprevisto quando un particolare della scena del primo omicidio (e poi anche dei successivi) riconduce inequivocabilmente a lui. Il plot promette un sequel nel finale, apparentemente o forse volutamente monco, un epilogo semiaperto che suggerisce e dà l’abbrivio a nuove avventure per Lupo e i suoi comprimari. Non si può che augurarsi che il lupo perda il pelo, ma non il vizio… quantomeno quello di indagare!
Mi è piaciuto moltissimo questo libro per lo stile di scrittura la trama avvicente anche senza scordare qualche battuta che mi ha fatto sorridere. Non ho letto molti altri gialli ambientati in regione Emilia Romagna ma ho apprezzato moltissimo
Elemento di forza del romanzo è sicuramente il protagonista, un personaggio determinato, un po’ adulto e un po’ adolescente, pronto a spaziare tra frequentazioni femminili e indagini poliziesche. Si è portati a proseguire nella lettura proprio per scoprire cos’altro combinerà prima di arrivare al finale. Per quanto riguarda, invece, il romanzo in sé, purtroppo non si è rivelato nelle mie corde soprattutto per quanto riguarda lo stile di scrittura che, se da una parte può apparire irriverente e simpatico, dall’altro risulta un po’ di difficile lettura (mi riferisco alle tante frasi tra parentesi), inoltre lo sviluppo della trama non segue una strada lineare, ma alterna le vicissitudini di diversi personaggi e personalmente ho fatto abbastanza fatica per capire chi stava agendo in quel determinato momento. Di conseguenza il coinvolgimento emotivo è stato pressoché nulla, almeno da parte mia, poiché non sono riuscita a entrare in sintonia con il protagonista, a provare empatia nei suoi confronti. Peccato, i presupposti per una vicenda adrenalina c’erano tutti.
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