Valentina Luiselli, nata a Città del Messico e non ancora trentenne, esordisce in Italia con questo romanzo “Volti nella folla” interessante anche se discontinuo e confuso. Lo stile narrativo, che intende proporsi come innovativo ed originale, proponendo un mix di introspezione, vita quotidiana, proiezione onirica, rimanda, vagamente, alle prime esperienze letterarie della beat generation. La vita reale della protagonista – io narrante – si interseca con quella del poeta messicano Gilberto owen, vissuto negli anni ’20 ed immerso nel contesto della grande depressione economica. La prima parte è decisamente stimolante, ma poi, forse nel tentativo (a mio avviso non riuscito) di trasferire in parole la confusione ed il disagio psicologico con il conseguente distacco dalla realtà, la narrazione diventa faticosa, farraginosa, spesso confusa (troppi personaggi e simbolismi non adeguatamente approfonditi). Ed anche la bella idea del rapporto tra persone reali e fantasmi non decolla in modo efficace. Ciò che più ho apprezzato è l’enunciazione della teoria delle morti molteplici: “le persone muoiono, lasciano irresponsabilmente il proprio fantasma in giro, e poi continuano a vivere, originale e fantasma, ognuno per i fatti suoi”. La vita della giovane protagonista si sovrappone con quella del fantasma di Owen, fino a generare un viaggio simbiotico, spesso ambientato nei meandri della metropolitana, in bilico tra realtà e finzione. Bella ed emblematica la definizione “un romanzo orizzontale, raccontato verticalmente. Una vertigine orizzontale. Un romanzo che si deve scrivere dal di fuori per poterlo leggere dal di dentro”. In conclusione: un tentativo sostanzialmente interessante, anche se non perfettamente riuscito, che propone potenzialità da sviluppare in futuro. Ovvero: provaci ancora, Valentina!
Volti nella folla
«Sapevo che non era molto sensato riporre alcun tipo di fiducia negli oggetti e che non appena ci abituiamo alla presenza silenziosa di una cosa, questa si rompe o sparisce. Anche i legami con le persone che mi circondavano erano segnati da questi due modi della temporaneità: rompersi o sparire.»
«C’è in queste pagine, nella loro maestosa ironia, qualcosa che ricorda Saul Bellow e, soprattutto, il padre della nouvelle vague latina, Roberto Bolaño.» - Livres Hebdo
«Magistrale.» - The Paris Review
Una giovane donna vive a Città del Messico con due figli piccoli e un marito che forse la tradisce. Tra giocattoli dimenticati e calzini scompagnati, si sente mancare l'aria e inizia a scrivere "un romanzo silenzioso per non svegliare i bambini" in cui rievoca la sua giovinezza a New York, la vita spensierata e libera di quando si ubriacava di poesia e frequentava uomini eccentrici. Dalla sua penna però emerge con forza anche la figura di un poeta conosciuto tra gli scaffali della biblioteca dell'università, un artista romantico che ha sfiorato García Lorca, tradotto Emily Dickinson e applaudito Duke Ellington nei bar fumosi di Manhattan. Le presenze del passato come ombre sfuggenti s'incontrano e si spiano in un mondo all'apparenza sospeso mentre una domanda s'insinua: quante vite e quante morti ci sono in una sola esistenza?
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Anno edizione:2023
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MARIO D'ANDREA 06 aprile 2012
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