Nel complesso ben strutturato e interessante. Avrei preferito una scrittura più piccola per diminuire il peso del libro.
Wonderland. La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd
Nel 1933 viene lanciato nei cinema USA I tre porcellini di Walt Disney. Questo piccolo avvenimento segna l'inizio della parabola della cultura mainstream promossa dai film delle majors hollywoodiane, raccolta e amplificata dalla radio e dalla tv. Questo tipo di cultura, basata su un'idea consolatoria dell'intrattenimento, fondata su una visione manichea del bene contro il male e sul must del lieto fine, prende forma allora e mette radici nell'immaginario collettivo dell'Occidente. Basti pensare a film come Via col vento, Il mago di Oz e Gli uomini preferiscono le bionde, o a fumetti come Tarzan, Dick Tracy o i supereroi. Dopo la seconda guerra mondiale si assiste invece alla nascita e al successo di una controcultura di massa, animata - sin dai primi anni Sessanta - soprattutto dalla formazione e dal successo della musica rock. Bob Dylan, Beatles, Pink Floyd intrecciano i loro rapporti con il coevo 'nuovo cinema' di Hollywood, da Easy Rider a II laureato, fino alla nuova produzione teatrale di Broadway e alle nuove forme della programmazione televisiva. Una cultura alternativa, con al centro gli afroamericani, i ragazzi e le ragazze delle subculture giovanili, i militanti per i diritti civili. Questa costellazione potente si dissolve a partire dalla metà degli anni Settanta permettendo alla cultura di massa mainstream di rinnovare la sua egemonia, ancora oggi evidente.
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Alessandro Lo Bartolo 05 dicembre 2017
Banti descrive e analizza con perfetta capacità narrativa, di sintesi e d’interpretazione la storia della cultura di massa, dal suo sviluppo sino quasi ai giorni nostri. Wonderland è uno strumento fondamentale per decifrare la struttura alla base dell’infinità di prodotti culturali di massa che i media ci propongono oramai da più di un secolo, dai film, alla musica, fino alle recenti serie tv di successo. In più, l’autore presenta - in maniera forse ancor più profonda e avvincente - anche la storia delle diverse proposte “controculturali”: dal blues, alla beat generation, al prog; questo sino al momento di massima diffusione tra i giovani di tutto il mondo del “rock” e al suo successivo polverizzarsi in tante piccole isole sperdute nel mare della classificazione per generi (cioè settori di mercato) tipica della cultura mainstream. Consigliatissimo per: storici, appassionati di musica, di cinema e di letteratura contemporanea
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Un'occasione preziosa di ripercorrere, attraverso una lettura scorrevole, piena di aneddoti e citazioni, un po' tutta la storia della cultura di massa con le sue parallele controculture. Si vede che l'autore, tra tutte le arti, ha una spiccata predilezione per la musica, alla quale dedica uno spazio tre volte maggiore rispetto a tutto il resto (troverete giusto un po' di cinema e storia del fumetto all'inizio e un po' televisione e pop art nei capitoli finali). Un viaggio storiografico e sociologico che però si ferma giusto prima di sbattere contro gli anni 2000, evitando perciò di addentrarsi nell'intricatissimo e delicatissimo panorama del mondo contemporaneo digitale (che probabilmente avrebbe richiesto altre 500 pagine).
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