Si dice che il terzo disco sia quello della conferma o della rovina... i Coldplay hanno mantenuto le promesse degli esordi, sono maturati e hanno migliorato il loro talento compositivo e di impatto di band... Certo, su alcune cose si muove un po' sulla falsariga del precedente "A rush of blood to the head", come "Speed of sound" che richiama molto "Clocks". Ma il bello di questa band è il sapersi reinterpretare, e questo disco ne è effettivamente la prova... in un mercato discografico in crisi, dove nelle classifiche approdano i brani più improponibili, hanno avuto il coraggio di pubblicare un disco che di estivo ha effettivamente molto poco. D'estate la gente vuole canzocine da spiaggia allegre, motivetti facili... eppure hanno saputo creare la giusta spasmodica attesa... e hanno ricompensato tantissimo... e anche il pubblico li ha ricompensati nella dovuta maniera, penso, molto oltre le aspettative... Primi nelle classifiche di 28 paesi, tra cui gli USA, da sempre molto recidivi alla musica del vecchio continente... in un mondo dove il rock sembra morto, dove anche le band storiche annaspano (e ce ne dispiace, come nel caso degli U2), nuove leve dannno prova che si può anche non vivere di ricordi e nostalgie di echi di musica passata, ma che anche oggi possono essere sfornati capolavori di rara bellezza, che sanno darti quella dolcezza e quell'emozione che solo la pelle d'oca può trasmetterti...
