XII - A Gyonyoru Almok Ezutan Jonnek

Tamás Kátai ha una visione che si estende ben oltre la sua nativa Ungheria, ed il dodicesimo album dei THY CATAFALQUE è legato al passato in più modi. Mentre l'album precedente conteneva uno stile AVANT-GARDE METAL estremo, “XII - A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek” (i sogni belli devono ancora arrivare) porta Kátai in un viaggio più figurativo e vario e vede la partecipazione di oltre 20 musicisti ospiti, tra cui volti noti della scena METAL ungherese e non. Sono presenti anche strumenti acustici tradizionali come l'oud, il bouzuki, il baglama e l'mpaglamas insieme a strumenti classici come il violino, il violoncello, il contrabbasso, i clarinetti, il corno francese, le cornamuse, il trombone, la tromba e il sassofono. L'album si svolge come una notte oscura dell'anima, trascinata dall'apertura sognante e ammaliante “Piros kocsi, fekete éj” con il cantante Attila Bakos, per proseguire con la durissima “Mindenevő”, consumata dall'appetito autodistruttivo dell'umanità, alimentato da blast beat che ricordano il BLACK METAL infuocato dei primi lavori. “XII” è il primo album che Tamás non ha prodotto da solo, ma con l'aiuto di Gábor Vári. Questa collaborazione ha portato al suono leggermente più moderno dell'album. Dal punto di vista musicale, il disco combina il lato più pesante e metallico dei primi anni dei Thy Catafalque con l'estro progressivo degli ultimi album, ma il talento per l'avanguardia brilla ancora come l'alba. La melodia in tonalità minore brilla con la debole ma familiare rassicurazione che i bei sogni devono ancora arrivare.