Jiro Taniguchi, con "Uno zoo d'inverno", ci guida attraverso i sui ricordi di ragazzo, intento a muovere i primi passi verso quello che diventerà il suo meraviglioso lavoro: il fumettista. Hamaguchi, alter ego dell'autore, appena diciannovenne si appresta così a vivere i due anni che cambieranno per sempre la propria vita. Le sue scelte, unite a tanto lavoro ed una buona dose di fortuna, lo indirizzeranno verso il futuro che tutti conosciamo. Taniguchi ci presenta il protagonista come un ragazzo timido ed introverso e, soprattutto, deluso, amareggiato dalla vita. I suoi sogni sembrano essere stati già stroncati prima ancora che egli abbia provato ad inseguirli. Uno zoo d'inverno" è un manga ben scritto e sceneggiato; manca però quella scintilla che sappia incantare e che magari faccia nascere il desiderio di un ulteriore approfondimento. Unico elemento che riesce ad emozionare il lettore è la sofferta storia d'amore del protagonista. La lettura comunque scorre senza intoppi e riesce, pur narrando avvenimenti abbastanza normali, a tenere viva l'attenzione e la curiosità di chi legge.
Uno zoo d'inverno
Kyôto, 1966. Hamaguchi, impiegato di un'azienda tessile, si sente diverso da tutti gli altri ragazzi: basti pensare che al circolo sportivo, meta prediletta dei suoi coetanei, il ragazzo preferisce lo zoo, dove passa buona parte del proprio tempo a ritrarre dal vivo gli animali. Ma la sua passione per il disegno è talmente forte da sopportare appena i ristretti confini della vita di provincia, e presto Hamaguchi deciderà di partire per Tokio, dove finirà per imbattersi in una comunità di professionisti un po' particolare: quella degli autori di fumetto, i mangaka.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2010
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In commercio dal:27 gennaio 2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pellegrino Cavaliere 17 maggio 2018
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È giusto essere obiettivi ed è giusto che per tante volte che ho decantato il maestro almeno una volta io gli tiri le orecchie. Questa volta mi dispiace ma Jiro non mi sorprende o stupisce. Avevo letto che sotto sotto questo volume racchiudeva un tantino di cenni autobiografici dell'autore e per giunta non potevo lasciarmelo sfuggire (anche se non me lo sarei lasciato sfuggire comunque). In realtà l'ho trovato un tantino piatto, banale, senza grandi emozioni che in teoria l'autore è solito rilasciare. Ovviamente non è tutto da buttare come sembra dalle prime righe della mia recensione, diciamo che mi ha abituato troppo bene. Se uno leggesse solo ed esclusivamente questo romanzo probabilmente lo promuoverebbe a pieni voti ma avendo letto tutto il leggibile di questo autore mi sentirei di consigliare a chi volesse approcciarsi a Taniguchi altri titoli, non questo. Promosso, ma il maestro può fare di più.
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