Cos’è il manga Slice of Life?
Nel manga Slice of Life si racconta l’ordinario con uno sguardo straordinario. È il genere che più di ogni altro si nutre di silenzi, di gesti minimi, di emozioni trattenute. Tra le opere che meglio incarnano questa poetica c’è L’uomo che cammina di Jirō Taniguchi, vero simbolo del genere: un protagonista senza nome, che passeggia, guarda, ascolta, e nel fare spazio al mondo intorno a sé riconquista una forma di presenza autentica. Il Slice of Life nasce proprio da questa attitudine: raccontare l’esistenza ordinaria senza deformarla, ma rivelandone, lentamente, la profondità.
Quali sono i temi principali?
La bellezza nascosta nei riti quotidiani, la fatica dell’identità, il valore delle relazioni. Il Slice of Life si concentra su tutto ciò che solitamente sfugge alle trame tradizionali. In Solanin, Inio Asano racconta il vuoto esistenziale dei ventenni in cerca di senso, mentre in Buonanotte Punpun quella ricerca si trasforma in un viaggio disturbante tra infanzia e autodistruzione. Ma il genere sa contaminarsi: con il fantasy di Frieren – Oltre la fine del viaggio, con la fantascienza di Planetes o Fratelli nello spazio, e persino con l’horror, come in I Am a Hero, dove la quotidianità crolla sotto l’impatto dell’apocalisse zombie, ma resta centrale il punto di vista personale, intimo, fragile.
Come sono i personaggi caratteristici?
Sono figure silenziose, complesse, spesso in trasformazione. Non eroi, ma persone. Il padre che cerca di conoscere la figlia, il vedovo che riscopre il contatto col mondo, le due Nana di Ai Yazawa che cercano una strada tra musica, amore e indipendenza. Ogni personaggio del slice of life vive in ascolto: degli altri, del tempo, di sé. E proprio in questa attenzione risiede la forza del genere, che non idealizza la realtà, ma la restituisce nella sua forma più onesta.