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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2019
Uno dei capisaldi della letteratura americana del XX secolo, combinazione unica di abilità giornalistica e maestria narrativa
«Truman Capote fa un’operazione unica: crea un genere nuovo, quello della non-fiction. Ricostruisce questa storia attraverso decine e decine di interviste con tutti i protagonisti, con tutte le persone che si trovavano lì, con tutti quelli che conoscevano questa famiglia. Riesce alla fine a entrare in rapporti, in modalità forse un po’ discutibile dal punto di vista etico, anche con i due killer» - Pablo Trincia
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Scrittura impareggiabile, trama avvincente. intramontabile
Credo che il merito maggiore di questo libro risieda, oltre che nel valore di precursore di un genere letterario che gli viene giustamente riconosciuto, nell’approccio neutrale ed oggettivo adottato dall’autore, che racconta la vicenda con occhio lucido e mai giudicante, supportato in questo dalla scelta narrativa di non apparire mai in prima persona nella vicenda. Vittime e colpevoli sono messi sullo stesso piano, le vittime mai idealizzate, i colpevoli mai apertamente condannati (anzi si è già detto tanto della presunta e mai chiarita empatia di Capote nei confronti di Perry Smith, uno dei due colpevoli), non c’è una evidente presa di posizione, e si lascia invece che sia il lettore a prenderne una e trarne le proprie conclusioni. Chi invece ne esce sconfitto è quel Midwest americano degli anni ’60, tanto allora quanto ora perennemente combattuto tra sostegno e opposizione alla pena di morte, annaspante nel suo sogno mai realizzato, un po’ ingenuo, un po’ bigotto, un po’ puritano, ma constantemente capace di generare una violenza che disorienta e sgomenta. Una violenza che, ingiustificabile agli occhi dei più, lo scrittore cerca di spiegare (encomiabile tentativo a mio avviso) ricorrendo a basi razionali, quelle della psichiatria e dei segni di presunti (e mai adeguatamente approfonditi all’epoca del processo) disturbi mentali di entrambi i colpevoli, tema a cui Capote dedica belle e ampie pagine nella parte finale del libro, in un’epoca in cui il ricorso sistematico alla psichiatria nelle aule di tribunale era ancora fortemente dibattuto. Coinvolgente, scritto bene, con i ritmi giusti e in uno stile semplice e godibile, merito anche, a mio parere, di un’ottima traduzione.
Il 15 novembre 1959 nella cittadina di Holcomb, in Kansas, un proprietario terriero, sua moglie e i loro due figli vengono trovati brutalmente assassinati. A capo dell'inchiesta c'è l'agente Alvin Dewey, la cui indagine può contare su due sole impronte. Truman Capote (già all'epoca famoso, non solo per la sua vita da dandy ma anche per "Colazione da Tiffany") si reca sul luogo dell'omicidio in compagnia della sua amica d'infanzia, la scrittrice Harper Lee (l'autrice de "Il buio oltre la siepe", e a cui Capote dedica il volume che abbiamo tra le mani). Mentre ricostruisce l'accaduto, le indagini portano alla cattura, al processo e infine all'esecuzione dei colpevoli Perry Smith e Dick Hickock. Non appena il reportage viene pubblicato, prima a puntate nel 1965 sulla rivista The New Yorker (dove Capote aveva cominciato a lavorare come fattorino a diciotto anni) e in volume l'anno successivo (gli sono serviti diversi mesi per la stesura definitiva), Truman Capote diventa (con quello che è il suo ultimo lavoro compiuto) una vera celebrità. Ancora oggi A sangue freddo viene considerato rivoluzionario e affascinante, un mix di abilità giornalistica e potere immaginativo, il libro inaugurale di un nuovo genere letterario. Difatti Capote adotta i moduli narrativi tipici del romanzo di finzione per raccontare i fatti effettivamente avvenuti: è qui che nasce il genere cosiddetto non-fiction novel. Nonostante il successo degli anni '70, il libro è stato accusato di voyeurismo morboso. Eppure l'autore non dà mai giudizi, la sua indagine psicologica ricostruisce i fatti lasciando che sia il lettore a farsi un'opinione. E la ricostruzione della periferia del Kansas si fa affresco di un intero Paese, così come un lontano crimine diventa l'impietosa radiografia dell'intero sogno americano...
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