All’inizio non volevo leggere questo libro e l’ho letto solo come compito delle vacanze di Natale. Devo dire che mi ha stupito; questo libro sin dalla prima pagina mi ha colpito e mi faceva venire la voglia di leggerlo. Libro scritto bene e molto bello. Lo consiglio.
A scuola non si muore
A scuola non si fuma, a scuola non si beve alcol, a scuola non si alza la voce e non si alzano nemmeno le mani, a scuola si insegna prima di tutto il rispetto, a scuola non ci sono differenze, soprattutto a scuola non si muore. Come tutte le intenzioni e i buoni propositi, anche quello di tenere la morte lontana dalle aule scolastiche fallisce miseramente per Margherita Magnani, che insegna Inglese in una scuola della periferia romana frequentata da studenti della periferia romana con famiglie che vivono nella periferia romana, abbandonate dalla politica e sostenute, quando lo sono, da traffici vari e spesso illeciti. Così, quando la mattina successiva al consiglio di classe il professor Giuliano Colagrossi viene trovato morto e con le mani amputate sul pavimento di un’aula, Margherita Magnani decide di indagare. Non che l’insegnante abbia una particolare tensione investigativa; anzi, è di quelle che nei film dell’orrore, quando si avverte un rumore dalla cantina, per l’ansia si precipitano a vedere, e non tornano più. L’unica tensione della Magnani è la fede. Ma non è una faccenda religiosa, la Magnani crede in alcuni esseri umani, e cioè nei suoi studenti e nelle sue studentesse. E infatti, quando al professor Colagrossi e alle mani tagliate si aggiungono altri cadaveri, sempre professori mutilati, e la tensione tra corpo docente e studenti cresce, saranno proprio la Magnani e i suoi studenti – sbagliando, inventando, intralciando senza volerlo le indagini della polizia –a trovare il filo che lega i corpi morti a un passato che lo è ancora di più.
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gaia 15 gennaio 2025a scuola non si muore
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Jacopo 28 dicembre 2024Superficialità e banalità
A scuola non si muore di Gaja Cenciarelli è un romanzo che, nonostante il tema potenzialmente interessante, finisce per risultare deludente e banale. La trama, che ruota attorno a una supplente alle prese con le difficoltà quotidiane della scuola, appare stereotipata e prevedibile, priva di qualsiasi originalità. I personaggi sono piatti e privi di profondità, incapaci di suscitare empatia o interesse, e la protagonista, Maria, risulta poco credibile nei suoi tentativi di sembrare la voce di una generazione di insegnanti frustrati. Il tentativo di affrontare le problematiche del sistema scolastico italiano è ridotto a una serie di cliché, senza mai entrare nel vivo delle vere difficoltà che caratterizzano l’ambiente scolastico. Il linguaggio, semplice e spesso ridondante, non aiuta a risollevare una trama che scivola senza mai spiccare il volo. In definitiva, A scuola non si muore non fa altro che ripetere argomenti già sentiti e trattati con maggiore intensità da altri autori, senza aggiungere nulla di nuovo o significativo. Una lettura che, anziché stimolare riflessioni, lascia un senso di frustrazione per l’occasione mancata.
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